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Quo vadis, baby? La serie Tv

Tratta dall’omonimo film di Gabriele Salvatores, a sua volta ispirato dal libro di Grazia Varesini, Quo Vadis, baby? (la serie) nasce da un’idea dello stesso Salvatore e con la regia di Guido Chiesa (Lavorare con lentezza). I fan di serie Tv aspettavano da mesi e con ansia la prima fiction italiana prodotta da Sky. A differenza di ciò che la Tv generalista è abituata a proporci (ospedali, rivombrose, donne in crisi), l’idea di serializzare la storia della detective Giorgia Cantini, donna problematica e dal brutto carattere, sembrava essere una piacevole novità.

Oltre alla giusta scelta di un personaggio sui generis, Sky ha anche dimostrato grande lungimiranza nella promozione del progetto, scegliendo di affiancare la lavorazione vera e propria con iniziative on-line e off-line per accrescere la curiosità: blog della serie, presentazioni al Festival Noir in Courmayeur, diversi backstage reperibili su you tube, la presenza nelle social network. Ogni tassello portava a farci credere che la tv italiana avesse finalmente svoltato verso la produzione di una fiction di qualità internazionale. Poi è arrivata la puntata pilota e le speranze si sono scontrate con la realtà.

Dalla prima visione sono emersi tre grandi problemi: la scrittura, la regia e la serializzazione. Alla lista si potrebbe aggiungere anche l’interpretazione, ma come si fa ad accusare troppo gli attori quando sono costretti a declamare dei dialoghi così piatti? Piange davvero il cuore nel constatare che la sceneggiatura e i dialoghi siano stati scritti con così tanta superficialità. La protagonista, personaggio difficile e controverso, detective sì, ma anche cantante che tira di boxe, sessualmente attiva e con una grande ferita nel cuore per la morte della sorella, viene presentata senza ambiguità, senza tenerezza ne forza, risultando alla fine troppo svelata e quindi piatta e poco interessante. Il caso da risolvere, al contrario, è raccontato cercando di nascondere prove e fatti: un qualunque fan della Signora in Giallo è in grado di intuire la situazione alla seconda inquadratura, ma la Cantini va avanti nella ricerca di una persona scomparsa senza neanche chiederne una foto.

La regia è volutamente nervosa, con la macchina a mano che si muove convulsamente tra i personaggi senza però trovare una vera chiave drammatica, risultando alla fine solo manierista e spesso fortemente fastidiosa. [img4]Il dolore della protagonista per la morte della sorella, che dovrebbe essere il fil rouge dei 6 episodi, viene dipanato troppo in fretta e non crea né pathos né interesse nello spettatore, fallendo così la sua funzione di istigare la voglia di “vedere come va a finire”. Che peccato. Un peccato vero per i fan delle serie Tv, per chi in Italia voleva finalmente trovare il professionismo all’americana nella produzione Tv, per chi ci sperava, per chi voleva vedere finalmente qualcosa di diverso. Ci si augura che le altre puntate possano risollevare il giudizio “a prima vista”. Viste le premesse, purtroppo, ne dubitiamo. Sposteremo sempre tutte le nostre aspettative su Romanzo Criminale, la prossima serie prodotta da Sky in uscita. Speriamo solo ci vada meglio.

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