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Un bacio alla francese

Un bacio alla francese

E’ bene dire subito che questo è cinema francese, inesorabilmente francese, al 100% francese: se non fosse chiaro, basti sapere che il bacio a cui si allude nel titolo accompagna lo spettatore per tutti i 97 minuti di durata della pellicola, mentre sullo schermo passano relazioni d’amore, tradimenti, liason di vario genere, sesso e amicizia. Come nella migliore tradizione francese, appunto, di cui il riferimento più forte è forse Eric Rohmer: inevitabile pensare all’autore del Raggio verde guardando il quarto lungometraggio del marsigliese Emmanuel Mouret, considerato da alcuni un Woody Allen francese e di cui avevamo già visto Cambio d’indirizzo (2006).

Solo un bacio per favore, lanciato dalle Giornate degli Autori dell’ultima Mostra di Venezia, non è certo un capolavoro del genere, ma ha delle qualità che non lo faranno dispiacere agli amanti della commedia francese, in primis una regia estremamente raffinata e un’attenzione speciale per i personaggi, anime in cerca della parte mancante, innamorati dell’amore, insoddisfatti cronici e bugiardi-ma-non-del-tutto, impersonati da un cast di attori non eccelsi ma senz’altro nella parte. Sulle note di Schubert il trentottenne Mouret/Nicolas, che oltre ad essere regista e sceneggiatore è anche il protagonista, seduce Judith (Virginie Ledoyen), annoiata da un marito farmacista (uno Stefano Accorsi insolito, in versione intimista e sofferente): ma questa è una storia nella storia, una storia/morale per indagare quali siano le conseguenze di un bacio, gesto comune e nel contempo gravissimo, sospeso in attesa di capire con quali catastrofi sconvolgerà la vita dei protagonisti, che restano sospesi anche loro sull’orlo di un probabile baratro fino e oltre la fine del film. La girandola di amori, bugie, tradimenti e dubbi, con un gusto tutto rohmeriano per i destini che si sfiorano, non è che un pretesto per girare un film sul (non)senso e sulle potenzialità del sentimento, arma ambigua che l’uomo impugna ma da cui è nel contempo minacciato.

“Un film sentimentale che fosse talora buffo, strampalato, sorprendente ma anche romantico”: così lo voleva il regista, e si può dire che abbia ottenuto il risultato. Resta forse un po’ inconcludente e sconclusionato, non ha il respiro di Rohmer o di Truffaut, ma è un film divertente e ben girato, con bravi attori, molte parole, ottima musica. Sempre, rigorosamente, per amanti del cinema francese.

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