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cultura dell'immagine e della parola

Persepolis: da fumetto a film

Persepolis, la graphic novel di Marjane Satrapi, è ormai diventata un oggetto di culto. In essa, la quarantenne scrittrice e disegnatrice iraniana racconta la propria infanzia a Teheran, dove è stata testimone della rivoluzione, l’adolescenza a Vienna, il rientro in patria, per il periodo universitario, fino alla decisione di trasferirsi stabilmente a Parigi.
Il fascino del fumetto sta tutto nei tratti molto semplici, nei disegni stilizzati, quasi infantili, in bianco e nero, nella ricchezza di situazioni oniriche, nella sovrabbondanza di testo, nelle vignette insolite, spesso sovrapposte in un’infinità di combinazioni o divise a metà come uno split-screen cinematografico. E’ assai improbabile, quando non impossibile, ricreare molte di queste cose in un film. Una traduzione, che fosse il più possibile fedele, potrebbe portare a un risultato alla South Park: immagini palesemente bidimensionali, personaggi iperstilizzati, situazioni estreme. Ma questo non funzionerebbe perché i personaggi di Persepolis non sono semplici funzioni narrative, sono reali, come è ovvio in un’opera autobiografica, e dotati di un loro spessore psicologico. E alcuni, come la nonna, sono figure dotate di grande umanità. Una scelta estrema, di segno opposto, sarebbe stata quella di realizzare un film con attori in carne e ossa. L’ipotesi in effetti era stata ventilata a Hollywood, dove erano arrivati a concepire un film con Jennifer Lopez e Brad Pitt. La Satrapi si oppose e non se ne fece nulla. Sarebbe stata in effetti un’operazione molto azzardata, i personaggi di Persepolis non possono che avere quei volti.

La scelta è stata quella di ricorrere all’animazione “fatta a mano”, quella di una volta, senza servirsi di immagini generate al computer. Se il fumetto è fatto di un bianco e nero secco, contrastato, il film vive in un bianco e nero sabbioso, con infinite tonalità intermedie di grigio. Le immagini conservano il carattere bidimensionale e i disegni rimangono semplici, ma addolciti come quelli dei libri per bambini. L’impatto grafico, e lo spirito, del fumetto sono così rispettati, e viene conferita una naturale fluidità alle immagini artistiche d’origine. L’unica aggiunta è quella di inscrivere la storia in un flashback, con le uniche scene a colori della Satrapi adulta. Questa operazione non fa altro che rafforzare, risaltandola, l’estetica in bianco e nero del film. Persepolis si caratterizza quindi come un’opera decisamente originale perché, se è del tutto normale che un fumetto sia a due dimensioni e senza colori, è particolare, soprattutto al giorno d’oggi, trovare tali caratteristiche in un opera d’animazione.
L’autrice dichiara di essersi ispirata a due importanti correnti della storia del cinema, tra loro lontanissime, l’espressionismo tedesco e il neorealismo italiano. La storia raccontata è reale, ed è estremamente cruda e spesso brutale ma le immagini sono stilizzate sfiorando l’astratto. Questo conferisce un carattere di universalità sia al fumetto che al film, che parlano di temi quali la vita sotto un regime autoritario, la guerra e l’esilio in un paese lontano.

La Satrapi non fa mai un discorso a tesi, non semplifica nulla, ma racconta tanti episodi nella loro complessità. Così come l’Iran non può essere ridotto a un paese medioevale, o all’asse del male, l’occidente non è sempre il bengodi. Nella parte ambientata [img4]a Vienna, si vede lo spaesamento, la difficoltà di inserirsi in un ambiente a volte diffidente. I costumi degli occidentali, anche in quelli che potrebbero sembrare eccessi, non sono mai giudicati. In questo sta la grande sincerità della Satrapi nel raccontare la propria vita.
Questa complessità delle situazioni non può che essere sacrificata nella riduzione cinematografica, ma nel complesso la Satrapi è riuscita a ricreare gli equilibri su cui si fonda il fumetto, e a inventare nuovi punti di forza, come il doppiaggio di attrici del calibro di Catherine Deneuve.
Persepolis vive così una seconda vita. I lettori del fumetto non rimarranno delusi, mentre chi non la conosceva scoprirà quest’opera in tutto il suo fascino.

Persepolis, graphic novel di Marjane Satrapi, 2000
Persepolis, regia di Vincent Paronnaud, Marjane Satrapi, 2007

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