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Emozioni in bianco e nero

Emozioni in bianco e nero

Finalmente un film che ha qualcosa, tanto, da insegnare. Pazienza se è solo un cartoon. Anzi, meglio così. La versione cinematografica delle strisce di Marjane Satrapi, l’autrice iraniana di Persepolis, sembra uscire direttamente dai bei tomi rilegati che si trovano in libreria. Ne è il quasi naturale completamento, arricchito dalla musica e dalle immagini che come per magia, come in un sogno, si animano. Che bel cinema! Il tratto è inconfondibile, nero e semplice, pieno di chiaroscuri e con sporadici, improvvisi e ben amministrati sprazzi di colore. È incredibile come così poche linee mosse con delicatezza possano descrivere così tante sensazioni, informazioni, emozioni.
La bravura di Marjane Satrapi sta lì: con un solo tratto aggiunto a un sorriso e linee eleganti sa subito coinvolgere il suo pubblico, incantarlo, farlo suo. C’è dentro tutta lei stessa nel disegno autobiografico che racconta la sua infanzia e la sua maturità in Iran e poi in Europa, e si sente. Impossibile non affezionarsi a Marjane bambina, ingenua e scatenata e alla sua maestra di vita, una nonna saggia e spigliatissima.

Ed è impossibile non fermarsi a osservare noi stessi, attraverso la storia di un grande paese come l’Iran raccontata da una ragazzina. Visione didattica, da suggerire per i nostri più piccoli, che difficilmente possono dire di aver vissuto in pochi anni di vita addirittura una Rivoluzione, una guerra sulla testa e un regime dittatoriale. Marjane li racconta con l’anticonformismo e la schiettezza che la contraddistinguono, usando un linguaggio colloquiale e diretto, che genera empatia. Non ci sono solo i fatti storici, nel film. C’è la passione ideale fatta di persone disposte al sacrificio per difendere i valori di libertà e di dignità. C’è il racconto di un desiderio di normalità generale, latente e represso, che accomuna i grandi e i piccoli costretti a vivere l’oppressione del regime fondamentalista ai loro coetanei occidentali. Siamo vicini ma lontani, forse non ignari di quello che succede non lontano ma facilmente armati di pregiudizio. Non è facile conciliare sensibilità culturali distanti, ma Persepolis ci mostra come non esiste lo scontro di civiltà, ma esiste il valore universale del rispetto dell’individuo e dell’amore contrapposto al fondamentalismo oscurantista e violento, tristemente uguale a se stesso nei luoghi e negli anni. Che assurdità comperare cassette musicali come droga da uno spacciatore, rischiare la morte per andare a una festa, finire in carcere se trovati con degli alcolici. Vedere la famiglia e gli amici decimati per le proprie idee o per le scelte folli di un regime.

È la storia della protagonista ma anche quella che, tra mille contraddizioni, vivono oggi gli iraniani e che, con diversa enfasi ci viene raccontata di tanto in tanto dai quotidiani. Che impressione sentirla così vicina. I personaggi disegnati riescono ancora meglio delle immagini, che spesso ci vengono rovesciate addosso dai media, a portarci al centro della vita di Marjane, a farci emozionare. Persepolis riesce così in un sol tempo a raccontarci una storia personale, a fare informazione, a parlarci di noi, a scuotere le coscienze, a infondere valori, a farci divertire. Ci insegna tanto, insomma. Forse è anche per questo che alla fine della proiezione tutti rimangono incollati in silenzio alla poltrona. Non vogliono andarsene.

Curiosità
Persepolis è una lettura obbligatoria in molte università statunitensi, come la West Point University. La voce di Marjane è quella di Chiara Mastroianni. Hanno prestato la loro voce anche Catherine Deneuve (nella versione originale francese) e Sean Penn (in inglese). Marjane Satrapi è nata in Iran nel 1969 e ora vive a Parigi ed è sposata a uno svedese. La protagonista del fumetto autobiografico le somiglia davvero.

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