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cultura dell'immagine e della parola

Sotto quel cielo
Berlino, 15 febbraio

Scarlet Johansson e Natalie PortmanOre 9.00: pronti per il penultimo giorno di Berlinale. L’inizio di giornata è tutto dedicato al regista polacco Andrzej Wajda, che presenta fuori concorso il suo ultimo lavoro, Katyn, inserito dall’Academy nella lista dei cinque migliori film stranieri dell’anno.
La pellicola è un ritratto storico politico del massacro nella foresta di Katyn nella primavera del ‘43, quando vennero giustiziati più di 22mila polacchi da parte delle armate staliniane. Un delitto di massa taciuto per troppo tempo e che ora riesce a vedere la luce grazie alla maestrìa personale e precisa del regista polacco. Un film che avrebbe potuto benissimo essere inserito nel concorso ufficiale, se non fosse già uscito prima in Polonia per concorrere poi agli Oscar.

Da un film all’altro: eccomi di nuovo in sala per The Other Boleyn Girl di Justin Chadwick, pellicola storica, ma questa volta in costume, tratta dalla novella di Philippa Gregory. Un cast importante con due star di primissimo piano, non solo perchè giovani, ma anche perchè scelte tra le più talentuose e richieste degli ultimi anni: Natalie Portman e Scarlett Johansson.
Due (non) dive a confronto in un opera prima che parla del periodo storico in cui Enrico VIII (interpretato da Eric “ Hulk “ Bana) regnò sull’Inghilterra.
Non riuscendo ad avere un figlio dalla moglie Caterina d’Aragona, il re si contenderà le due figlie di Sir Thomas Boleyn: Mary, in primis, che non riuscirà però ad attrarlo in maniera significativa e Anna, seducente quanto scaltra, che alla fine dovrà però fare i conti con un destino infausto. Una pellicola in costume godibile, ma senza troppi eccessi. Interessante, invece, la sfida sullo schermo tra le due sorelle/attrici Bolena.
La conferenza stampa è stata poi un autentica bolgia da stadio: quasi impossibile trovare posto e fare qualche domanda.

Dopo i fasti di corte, eccomi di nuovo, per l’ultima volta, concentrato nel concorso ufficiale. Passa Ballast, di Lance Hammer, storia di una madre e di un figlio, di un rapporto di amore-odio, che riesce a cementarsi con la fuga dei due. Una pellicola complessa e ambiziosa, che potrebbe anche essere la sorpresa del festival; d’altronde, ha già vinto al Sundance come miglio regia.

Qui a Berlino non si mangia purtroppo (almeno parlo per me), quindi anche la cena di stasera è saltata, ma non l’ultimo film di giornata, inserito nella sezione Panorama. Si tratta di [talic]Dream Boy del giovane regista James Bolton, alla terza partecipazione alla Berlinale. Una pellicola che narra di un rapporto omossessuale tra due adolescenti, in una parte d’America ancora troppo bigotta e chiusa.
Molto matura la recitazione dei due giovani attori, scovati dal regista dopo una lunga selezione; non risparmiano scene anche forti, dal forte impatto emozionale.
Ancora una volta questa sezione ha regalato opere veramente belle, di qualità narrativa e visiva ed è un peccato non averne viste alcune in concorso.

Nel freddo polare di Berlino, stasera ritorno a fatica nel mio appartamento in Mauerstrasse, dove dopo pochi minuti crollo come un sasso. Altra giornata massacrante, ma straordinaria.
Domani la Berlinale chiude i battenti: l’attesa è tutta per i premi più importanti. Caos Calmo e Falorni, ricordiamoci, sono in concorso.

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