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cultura dell'immagine e della parola

Sotto quel cielo
Berlino, 16 febbraio

Michel GondryLa Berlinale è giunta al termine. oggi passa l’ultima pellicola fuori concorso, che sarà, poi, quella che chiuderà ufficialmente la kermesse dopo la cerimonia di chiusura: L’ultimo film è di Michel Gondry, Be kind rewind: la creatività e l’originalità narrativa del regista francese, che già aveva ampiamente riscosso successi con Se mi lasci ti cancello (2007), regala l’ennesima storia sur(reale).
La pellicola narra infatti di due amici: Jerry (interpretato da Jack Black), il meccanico della zona, che nel tentativo di sabotare la centrale elettrica di zona rimane con il cervello magnetizzato,e Mike (Mos Def), commesso in un negozio di videocassette. Quando un giorno il proprietario del negozio, Fletcher (Danny Glover), decide di partire per un viaggio, la videoteca viene affidata a Mike, che chiama con sé anche l’amico Jerry. Il problema però è dietro l’angolo: Jerry smagnetizza tutte le videocassette del negozio. Così i due, per tamponare il danno, cominceranno a rigirare tutte le pellicole cult del cinema, amatorialmente e short. Un successo inaspettato il loro, difficile da arginare.

La giornata, dopo il film di Gondry, rimane statica, come spesso accade l’ultimo giorno di un Festival: si rincorrono i pronostici, si parla con i colleghi, si comincia a preparare la bozza dell’articolo, si tira un bilancio. La giornata vola, fino alle 19.30, quando i riflettori sono tutti puntati sul Berlinale Palast, da dove viene trasmessa la cerimonia finale dei premi più importanti.

L’Orso d’Argento per la miglior sceneggiatura va al film cinese In love we trust del regista Zuo You.
Premio del Pubblico della sezione Panorama viene attribuito invece a Lemon Tree, di Eran Riklis.
Reza Najie viene proclamato miglior attore per il film Avaze Gonjeshk-ha di Majid Majidi .
Confermata Sally Hawkins come miglior attrice per Happy Go Lucky di Mike Leigh. Lei e la Scott Thomas erano le star a contendersi il premio.
Il momento, poi, arriva anche per Paul Thomas Anderson, eletto meritatamente miglior regista per There will be blood (2007), che conquista anche il premio per la musica per Jonny Greenwood.
Mancano gli ultimi due premi, i più importanti: il Gran Premio della Giuria va al documentario di Errol Morris, Standard Operating Procedure, incentrato su Abu Ghraib, sui maltrattamenti sui detenuti e sugli aspetti più oscuri della cosiddetta “Guerra al Terrore”.

A sorpresa (mica tanto, dato che una piccola schiera di amici giornalisti me l’avevano indicato), vince l’Orso d’Oro la pellicola Tropa de elite – The Elite Squaddell’esordiente regista José Padilha . Era dal 1998 con Central do Brasil di Walter Salles, che una pellicola brasiliana non vinceva Berlino.
La pellicola vincitrice, passata in concorso l’11 febbraio, è un thriller politico, cinico e di denuncia contro la malavita brasiliana, legata al traffico della droga, contro la corruzione della polizia locale.

L’Italia può sorridere e applaudire all’Orso d’Oro alla carriera consegnato a Francesco Rosi: un riconoscimento meritato e voluto fortemente dalla Berlinale. Per tutti questi dieci giorni si sono visti e rivisti tutti i capolavori del regista, che ha regalato un incontro con il pubblico proprio il penultimo giorno.

Giusto il tempo di salutare brevemente qualche amico, poi è ora anche per me di lasciare la Berlinale. L’aereo mi attende e il ritorno a casa anche.
Aufwiedersehen Berlin, all’anno prossimo.

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