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cultura dell'immagine e della parola

Oliver Hardy

- Caspita! Centoventi yarde di spago tutte qua dentro?!

Difficile credere a tanto filo elastico raggomitolato nello spazio fachiresco di 40 millimetri circa, circondato, protetto e coccolato da morbida resina malacca che sapeva di giungla e aveva un bel nome esotico: guttaperca. Idillio di uno spago e di una guttaperca nel paradiso buio di 40 mm di diametro di una pallina da golf: il record dell’erotismo.
Babe Norvell strappò la cartina della confezione, tre palline per scatola, palline Barman, rinomata ditta specializzata nella lavorazione della gomma applicata al divertimento e al tempo libero: palle da baseball, palline da golf, yo-yo, preservativi.
120 yarde erano un bel pezzo di strada, da un po’ di tempo in qua molto faticoso per la sua mole, ansimava come una vaporiera dopo 120 yarde e il suo cuore diventava la grancassa della banda municipale. 120 yarde gli suggerivano teneri ricordi dell’hotel gestito un tempo da sua madre in una bianca cittadina del vecchio Sud, in 120 yarde di pellicola ci stavano poco meno di 6000 fotogrammi, istanti di vita bugiarda che pareva vera, tutta lì la fortuna di Babe, di 120 yarde era fatto il sentiero che passava accanto al cimitero del suo paese, e quando di sera il quartiere galleggiava nella nebbia e lui era ancora un bambino, erano 120 interminabili yarde di puro spago. Norvell assunse quell’espressione assorta e bambinesca che aveva conquistato milioni di spettatori.

- Tutta la mia vita potrebbe stare qui, in questa pallina, in una mano…

Adesso tocca a te, disse Baffy, Col cavolo, disse Spoon, questo è un tiro buono per Bassie, Perché non ti fai gli affari tuoi, Spoon? Tentenna, strano, non l’ha mai fatto, Te lo dicevo io che non toccava a me, Lo vuoi capire ciccione che per un tiro come questo Spoon è il tipo più adatto? Sei proprio un bastardo Baffy, In amore e nel golf tutto è permesso, Di golf non hai mai capito una mazza, Baffy.
La mano di Babe Norvell sfiorò i legni, cioè Baffy, Spoon e Bassie, con inquietante lentezza indecisa, da fargli venire un collasso, poi indugiò sul driver, finalmente afferrò un ferro 5, Mashie, la sventola dal corpicino snello e svelto. Babe bilanciò la sua enorme mole e sbagliò il colpo. La pallina disegnò nel rosso-california-tramonto una parabola triste prima di sparire nella macchia di terebinti, vale a dire volgarissimi bagigi, che delimitava il green.

- È come aver buttato via la propria vita, pensò Babe.

Il candido stupore di Babe Norvell. Era per quel suo viso paffuto ed innocente, anche quando voleva fare il feroce non lo prendeva sul serio nessuno, che da una vita lo chiamavano Babe. La sua vita era stata il cinema, il pubblico impazziva per lui… Un sorriso mr. Norvell, Ci dica Babe, ha in mente qualcosa di grosso per il suo prossimo film? Certomentissimo: tanto per cominciore, me medesìmo… poi i tempi erano cambiati: È la vita, Babe, Non fai ridere più nessuno, Babe, Sei vecchio, Babe, Sei patetico, Babe, Okay, Babe, facciamo seimila e ti libero di tutta la chincaglieria, porto via anche la sacca con le mazze, Babe? per carità, almeno quelle, non gli restava che bersi un drink in compagnia delle sue mazze da golf appoggiate all’angolo della finestra. Si vedeva il mare da quella finestra, lo guardavano abbracciati, lui e lei, soltanto lei ad accoglierlo ancora nei suoi pensieri, il california-mare nel california-tramonto del california-sogno.
Babe mise il naso fra i terebinti scoprendo il laghetto della felicità delle guttaperche e degli spaghi. Stavolta adoperò Niblick ferro Otto, prussiano cacciator di palline fedifraghe, dal colpo corto ma aeronautico, che sparò in orbita la piccola sfera butterata, che s’involò a razzo, rimbalzò su un palo della luce – nemmeno l’avesse tentato mille volte un tiro del genere gli sarebbe riuscito – schizzò sui campi che declinavano verso l’autostrada e cadde in picchiata dentro un furgone che trasportava rottami.
Il camionista vide un pacioccone spuntare da una siepe e affacciarsi sconsolato sull’asfalto, prima di rimpicciolire nello specchietto retrovisore e poi svanire come una macchiolina di vapore. Ebbe una vaga sensazione di familiarità, ma non se ne occupò più di tanto.
Nella luce stanca della sera tutti correvano sull’autostrada per riempirsi gli occhi di niente, le orecchie di caos e la bocca di veleno.

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