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La singolar tenzone

La singolar tenzone

Iniziando a preparare un articolo su Sleuth – Gli insospettabili, ci si rende conto di quanti siano i temi che dovrebbero essere debitamente trattati. Si potrebbe iniziare confrontando il film con la sua prima versione, uscita venticinque anni fa e diretta da Joseph L. Mankiewicz. Si potrebbe poi parlare di Kenneth Branagh e della sua grande capacità di adattare opere teatrali al cinema, questa volta riuscendo anche a tirarsi fuori dallo stereotipo di attore/regista shakespeariano. Ancora di potrebbe descrivere una figura affascinante come quella di Harold Pinter, sceneggiatore che non solo ha vinto due premi Oscar, ma ha avuto anche l’onore di aggiudicarsi un Nobel per la letteratura.

Insomma, Sleuth è decisamente un film ricco di tematiche e di elementi, ma è grazie all’abilità e all’istrionismo di Michael Caine e Jude Law che funziona dal primo all’ultimo minuto. Due attori che possono lasciarsi andare in una sfida senza limiti, una competizione che non coinvolge solo i due personaggi della funzione filmica, ma loro stessi. Caine, 74 anni, nella prima versione di Mankiewicz interpretava proprio il personaggio che oggi è stato reso da Law, 35 anni. Due generazioni di attori londinesi a confronto, che non sono costretti a limitarsi ma possono concedersi divagazioni sempre ben gestite da un ulteriore attore come Branagh.

Poi si potrebbe tornare a evidenziare l’impianto scenografico di Tim Harvey, o come Branagh sia bravissimo a passare di continuo dagli stilemi del thriller da camera a quelli della commedia nera, o ancora come sia ironicamente presa in giro l’italianità del personaggio di Law («Strana gente, gli italiani. La cultura non è il loro forte, ma il loro salame è ottimo» dice Caine), ma alla fine si torna sempre al punto di partenza: Caine vs Law, la singolar tenzone è tutta vostra.

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