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Autobiografia di un mondo corrotto

Autobiografia di un mondo corrotto

“Era un mondo veramente corrotto, quello che permetteva che un bambino come me seppellisse un bambino come William K.”

Valentino Achak Deng è un ragazzo sudanese, oggi un uomo, che è fuggito dal suo paese dove da troppi anni imperversa una sanguinosa guerra civile che ha macchiato il suolo africano del sangue di migliaia e migliaia di uomini, donne e bambini. Valentino è un bambino costretto a crescere sulla strada, nei deserti, nascosto tra le fronde degli alberi e imprigionato in quei non-luoghi polverosi, senza inizio e senza fine, che sono i campi profughi. Tutto questo fin dalla tenera età di otto anni, quando è dovuto scappare dalla sua città natale, Marial Bai, attaccata dai murallheen islamici. Lasciando indietro la madre, i parenti e gli amici, si è gettato nella macchia, dove il rischio di finire tra le fauci di un leone valeva la certezza di venire brutalmente ucciso o reso schiavo.
Inizialmente solo, si è poi unito ai ragazzi che camminano, che come lui si allontanavano dalla propria casa. Orfani che camminavano per chilometri e chilometri, una vera e propria “crociata dei bambini”, ma a rovescio, perché stavano fuggendo dalla guerra, non le stavano andando incontro. Andavano incontro al loro destino. Bambini che hanno camminato fino alla morte, fino a che non hanno trovato un tronco ai piedi del quale sedersi, poggiare la schiena, come per addormentarsi. Ma non appena la testa toccava la corteccia bollente, la vita gli cadeva di dosso e la loro carne ritornava a essere terra.
Questi sono i Ragazzi Perduti, i ragazzi che camminano, che hanno camminato per una vita intera. Prima per uscire dal Sudan, poi in Etiopia, poi in Kenya. Alcuni di loro vivono ancora nel campo profughi di Kakuma, altri sono entrati a far parte dell’Esercito di Liberazione che combatte il governo centrale del Sudan. Altri ancora, i più fortunati, hanno ricevuto lo status di rifugiati e ora vivono negli Stati Uniti, in Canada, in Australia. I più sono morti.

In questo libro struggente e commovente le parole di Achak scivolano dalla penna di Eggers e diventano il resoconto intimistico e personale di un pezzo di storia tra i più tragici degli ultimi decenni. Non mancano pagine intrise di acrimonia contro il fato che ha riservato tanto dolore, contro la stupida natura di conflitti in Sudan, ma sapientemente miscelate a momenti di un candore e un’innocenza che nel mondo odierno è ormai sempre più difficile trovare, fanno di quest’opera un piccolo grande oggetto da tenere vicino al cuore. Ed è proprio lì che Achak/Dave vuole arrivare. Appare evidente come il carattere apertamente retorico di alcune parti del libro sia indirizzato a suscitare compassione, nel senso letterale di patimento comune, e rispetto.
Non possiamo avercene a male. D’altronde Achak le ha vissute sulla propria pelle ed esige che stiamo ad ascoltare la sua storia. Lui è ancora, e rimarrà sempre, un Ragazzo Perduto, che nel corso della sua vita ha perduto quasi tutto. Ha perso la famiglia, poi ritrovata solo in parte. Ha perso amicizie, amori, la sua giovinezza e ha perduto in parte anche se stesso, quella volta che aveva perso la voglia di stare al mondo. Ma alla fine ci è rimasto, alla ricerca del Cosa. What is the what? Difficile a dirsi. Potrebbe essere tutto o niente. Forse ci sono migliaia di Cosa. Ma l’importante è porsi la domanda e cominciare la propria ricerca, mettersi in cammino. Questo libro insegna.

L’autore
Dave Eggers (Chicago, 12 marzo 1970), esordisce con L’opera struggente di un formidabile genio. Ha poi pubblicato Conoscerete la nostra velocità e La fame che abbiamo. È fondatore della rivista letteraria McSweeney’s e della scuola di scrittura non-profit Valencia 826, a San Francisco. Valentino Achak Deng ora vive negli Stati Uniti, dove frequenta l’Allegheny College a Meadville, in Pennsylvania. Tutti i proventi del libro sono destinati a lui e alla sua fondazione, da visitare al sito valentinoachakdeng.org

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