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Festa di Roma
Carlo Mazzacurati

Fabrizio Bentivoglio, Valentina Lodovini e Carlo Mazzacurati alla Festa di RomaRoma, 20.10.2007Alla Festa del Cinema di Roma è il giorno del primo film italiano in concorso, La giusta distanza, del regista padovano Carlo Mazzacurati. La vicenda si colloca in uno scenario di un piccolo paese, in un lembo remoto d’Italia dove, tra poche case e paesaggi piatti e desolati, si sviluppa l’incontro tra Hassan (Ahmed Hafiene) e Mara, una giovane supplente elementare, in attesa di partire per il Brasile (interpretata dalla deliziosa Valentina Lodovini). Ma è anche lo sfondo dove Giovanni (il debuttante Giovanni Capovilla), giovane giornalista locale alle prime armi, viene “assunto” da un caporedattore a caccia di scoop di periferia (Fabrizio Bentivoglio), che si fa narratore, dapprima fuori campo, delle vicende e degli avvenimenti della zona. Ma è la storia etnico – razziale tra Hassan e Mara a essere al centro del racconto.

La “giusta distanza” è quella che un giornalista dovrebbe saper tenere tra sè e la notizia: non troppo lontano da sembrare indifferente, ma nemmeno troppo vicino, perchè l’emozione, a volte, può abbagliare. La pellicola davvero ben costruita da Mazzacurati, non nuovo a opere interessanti (si pensi a Il toro o a La lingua del santo), ha nel “male” uno dei suoi temi portanti. È un malessere che avvolge tutti, compresa la voce narrante e, come sempre, gli innocenti, saranno quelli che pagheranno per primi. La forza del film è soprattutto quella di non aver utilizzato efferatezze narrative, ma di aver semplicemente cercato di raccontare una storia, paradossalmente e drammaticamente, molto vicina all’attualità e alla cronaca degli ultimi tempi. Un cast ben assortito e armonico, poi, è altro elemento che rende la pellicola coinvolgente e gradevole, per nulla banale.

Il tema dell’integrazione, del sospetto, del giudizio immediato sono alcuni aspetti che il film fa emergere, ma è soprattutto questa (in)giusta distanza che accompagna tutto il racconto e tutti i personaggi. Il messaggio finale che ritroviamo è proprio il contrario di quanto si potrebbe intendere: nessuna verità può essere raggiunta senza una partecipazione emotiva, senza un coinvolgimento sentito, anzi sono gli ingredienti che ci servono, talvolta, per giungere a tale scopo. Il film è una storia breve, sana, che trasuda bel cinema: Mazzacurati può candidarsi ai premi che contano. Almeno ce lo auguriamo.

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