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cultura dell'immagine e della parola

Superuomini e supertopi

Superuomini e supertopi

Che si tratti di supereroi o di supertopi, Brad Bird si pone il problema dell’eccellenza. Perché se siamo ciò che mangiamo, o ciò che facciamo, allora dovremmo voler fare solo buoni film, o solo buone pietanze come quelle cucinate da Remy. E se non tutti possono essere grandi artisti, grandi chef o supereroi invincibili, tutti devono però raccogliere la sfida di mettere in gioco il proprio talento a servizio dell’eccellenza, realizzandola o difendendola al momento opportuno.
Naturalmente non ci si riferisce solo all’arte. Il problema riguarda tanto l’etica quanto la società e, soprattutto, il destino dell’America: l’American Dream non può compiersi senza quegli ultimi dei bassifondi che offrono se stessi al meglio, all’avanguardia, né senza una società pronta a riconoscere il talento e a promuoverlo.

L’America ideale – quella dove non conta il paese di provenienza, dove è possibile riscattarsi dagli errori del passato – è forse un’America in decadenza, riproposta nella cucina di un ristorante francese ex cinque stelle dove il seme corrotto del cibo preconfezionato rischia di germogliare. Per fortuna ci sono gli ultimi, sguatteri e topi, a non lasciarsi ingannare dalla poca qualità a basso prezzo. E qualche sapiente illuminato disposto a rischiare la reputazione in difesa della verità.
Brad Bird cerca coerentemente di dare una risposta a partire dalla propria opera. Ogni inquadratura di Ratatouille è tensione all’eccellenza, e non solo perché la tecnologia dell’animazione in 3D consente risultati sempre migliori. Anche i dettagli non visibili allo spettatore sono estremamente curati, perché la perfezione sta nel non trascurare nulla (ci sono immagini in dissolvenza percepibili solo guardando il film in ralenti, ma non per questo di qualità inferiore alle altre). Niente cibi né film preconfezionati: il cosiddetto “stile Pixar”, quello di cui tutti parlano ogni volta che esce un film Pixar (ma esisterà davvero?), deve concedere spazio a un regista che preferisce animare figure umane invece che animali o oggetti antropormofizzati. Remy e famiglia sono antropomorfi solo q.b..

Si potrebbe obiettare che, a differenza di altri capolavori Pixar (primo fra tutti Alla ricerca di NemoFinding Nemo, Andrew Stanton e Lee Unkrich, 2003), Ratatouille accantoni il racconto dei grandi sentimenti (l’amicizia, il rapporto padre-figlio) per costruire una storia perfetta ma che si appella solo alla mente e non al cuore. Ma forse Ratatouille è solo un film poco accomodante, con un ending non del tutto happy in cui si mette in dubbio la perfetta riuscita del sogno americano. Come Ego insegna, basta abbandonarsi all’armonia degli ingredienti per sentire vibrare le corde delle emozioni.

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