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cultura dell'immagine e della parola

L’apparenza non inganna

L’apparenza non inganna

Visto che la narrazione si muove tra due poli, anche se quello visibile al lettore è uno solo (l’apparenza), partiamo da quelle tracce di sostanza disseminate qua e là e pronte a illuminarsi di fluorescenza appena entrano in contatto col reagente/lettore/ricettore. Quelle tracce che sono le parti migliori (dell’umanità, non del libro), quelle che ti accompagnano anche dopo che l’hai chiuso perché sei arrivato alla tua fermata e devi scendere dall’autobus: tutti quei “come” che danno vita alle immagini, paradossalmente portatrici del loro – apparente – contrario, fautrici di un ribaltamento sedizioso nell’ordine precostituito delle cose. Berkeley diceva: esse est percipi, Michele Vaccari sembra dire “sei come vieni percepito”, e non è un caso che la narrazione inizi con un carnevale.

E’ l’idea dell’esteriore, più che altro, che attraversa le pagine, declinata in tutti i casi possibili da, con, in, per, su e attraverso due hardcore warrior e una cosplay, tre guerrieri dell’apparenza in fuga attraverso l’Europa dal comune di Vigasio per arrivare ad Appearance, Scandinavia, la città dove puoi essere ciò che non sei. Una macchina sfasciata è la scintilla che dà l’avvio al processo, un atto di violenza, la santa violenza che benedice il nostro presente, fedelmente riportata dalle parole, e dalle visioni che materializzano per il lettore. L’esteriorità ti mostra, ma anche ti nasconde; ti svela, ma anche ti rivela; ti usa, ma si fa usare – come mezzo di conoscenza, come mezzo di estrema liberazione.

Va’ veloce, la narrazione, sul doppio binario della realtà e del suo contrario, consumando pensieri impazziti, visioni trash, apocalissi pop, intermezzi pulp, dettagli kitsch. E viene da pensare, in certe pagine, che ci sia al fondo un po’ di cattiveria pura, di quella che non puoi eliminare, e che però cozza un pò accanto a questa umanità varia ed eventuale che fa paura ma anche, in senso etimologico, compassione. Una scrittura lucida, ironica, innervata di quello stesso modus percipiendi che descrive, violenta come può esserlo un sovraccarico di immagini apparentemente prive di legame tra loro, schizofreniche, narcisiste. L’apparenza non inganna, l’apparenza fa rima con coscienza: di quello che si è, di quello che vorremmo non essere, di quello che gli altri non vorrebbero che fossimo, ma lo siamo. Apparizioni: Mary Poppins è la tata dell’lsd, Cristo è il frontman della Trinità e Mal dei Primitives, anche se non lo sa, possiede molti corpi e molte vite. Sai che le pecore mentre camminano riescono pure a cagare?

L’autore
Michele Vaccari è nato a Genova nel 1980. È coordinatore editoriale del progetto VerdeNero per Edizioni Ambiente. Ha partecipato alla raccolta Gli Intemperanti ed è autore della biografia di Aleister Crowley. Italian Fiction è il suo primo romanzo.

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