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Il mondo di Ciprì e Maresco

“Ormai la nostra epoca sta volgendo al termine, non avendo più molto da dire”. Queste frasi sorprendenti, dette con grande senso di dignità, hanno rappresentato l’evento cruciale dell’incontro di Franco Maresco, in rappresentanza della coppia Ciprì e Maresco, con il pubblico al Milano Film Festival. Come ha sottolineato Gianni Canova, presente in veste di moderatore insieme a Bruno Fornara, è molto difficile che un cineasta arrivi a fare un simile riconoscimento. L’unico esempio recente è quello di Ermanno Olmi che, con altrettanta franchezza, ha rivelato che Centochiodi sarebbe stata la sua ultima opera di fiction.

E’ raro che i due diabolici registi palermitani appaiano in pubblico, ma quando succede riescono sempre a essere scioccanti. Come da previsione, Maresco ha avuto parole molto dure nei confronti del cinema italiano che, per buona parte, vive di sciacallaggio nei confronti delle grandi tragedie nazionali, mafia in primis. In quest’ottica si spiega il sarcasmo, in Enzo, domani a Palermo!, nei confronti del film Giovanni Falcone, classico esempio di cinema antimafia cinicamente realizzato appena un anno dopo la strage di Capaci. Un evento questo che i due cineasti avevano raccontato, a loro modo, con un’intervista alla bomba utilizzata per l’attentato.
Maresco ha rievocato i momenti chiave della loro carriera, a partire dall’apertura del cinema Lubitsch, nel quartiere Brancaccio di Palermo, autentica terra di nessuno dove si contavano un centinaio di morti mafiose all’anno. In quel cineclub hanno messo in piedi una programmazione di altissima qualità che prosegue tuttora, e hanno potuto annoverare tra gli ospiti anche Christopher Lee, il Dracula che forse incuteva meno paura della mafia.
Ricordata anche la loro stagione televisiva nella Raitre della gestione illuminata di Angelo Guglielmi. Un periodo d’oro che ha avuto termine, come prevedibile, nel 1994, anno della prima elezione di Berlusconi. In quell’occasione realizzarono, per il programma di Michele Santoro, che però li rifiuto, due episodi della serie A Silvio. In questi sketch, Paviglianiti, uno dei loro classici personaggi, eseguiva una sinfonia di peti.

Infine grande rilievo anche per la loro attività cinematografica, con l’incredibile episodio della censura per Totò che visse due volte.
Notevole interesse ha suscitato anche per la descrizione dei progetti mai realizzati, come quello della Madonna della Mercedes, storpiatura per il culto, molto popolare a Palermo, della “Madonna della Mercede”. Avrebbe dovuto essere una Rapina a mano armata in salsa Ciprì e Maresco. Oppure l’idea di una loro storia dell’umanità, intitolata Perché l’uomo è una merda.
La serata si è conclusa con la presentazione del promo del loro prossimo documentario sul siciliano Tony Scott, il più grande clarinettista del jazz moderno che fu molto vicino a Billie Holiday.

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