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cultura dell'immagine e della parola

Nascondiglio al Lido
Diario, 7° episodio

Vincenzo Marra sembra indicare a Fanny Ardant come scappare dal suo film.Due giorni fa, dopo la prima coppia di deludenti film italiani in concorso, mi auguravo che non si sarebbe verificato il detto “non c’è due senza tre”. Ma in fondo i proverbi, se esistono, hanno un loro significato, e infatti L’ora di punta, la pellicola presentata da Vincenzo Marra, è stata una profonda delusione. L’accoglienza in sala è stata terribile, perfino eccessiva per un film mediocre ma non scandaloso. Risate e fischi hanno coperto i pochi e timidi applausi, e in conferenza stampa si è assistito a una serie di pesanti attacchi al regista, che ha subito l’affondo cercando di difendersi dietro lo scudo dell’autorialità che, questa volta, non ha retto. Perché L’ora di punta tratta un argomento forte, ma lo fa con stile debole, regia piatta e recitazione (escludendo Fanny Ardant) da fiction.

È un peccato, perchè la scelta di tre giovani registi italiani in concorso era stata coraggiosa. I tre film sono state però cocenti delusioni. Appare davvero difficile uscire da quel piattume televisivo che ormai sembra aver offuscato le menti dei presunti autori italiani. C’era riuscito lo scorso anno Emanuele Crialese. A questo punto speriamo che ci riesca qualcuno l’anno prossimo.

Certo che mettere a confronto le nostre produzioni ad esempio con quelle francesi è impietoso. I nostri cugini d’oltralpe sembrano i favoriti nel Concorso principale con Le graine et le mulet, mentre Sous les bombes, passato nelle Giornate degli autori, si sta rivelando uno dei film più interessanti in assoluto. Non rimane che cercare di rifarsi sabato sera a San Siro. Finita la Mostra, torniamo a tirare calci a un pallone: in quel campo dovremmo cavarcela meglio.

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