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cultura dell'immagine e della parola

La mia prima volta
Venezia, giorno 2

Presto, prestissimo alzarsi a un quarto alle sette di mattina, ma è la fine del mondo farlo per andare al cinema. Si ritorna alla visione di Keira, romantica, con le stesse stelline nei capelli che indossava ieri sera, nel film Atonement, sala gigante dentro un tendone, e vedere un film in un tendone da circo mi sembra stranamente normale, forse perché tutto questo, le strade, la gente, le star, le guardie, la polizia, i cartellini… tutti fanno parte dello spettacolo. Anch’io?

La sala stampa. Due stanze vicine, tavoloni, tanti orologi per ogni latitudine del mondo, prese elettriche, cavi di rete, fotografi con le attrezzature, computer, persone, lingue diverse, orientali, francesi, italiani, tedeschi, spagnoli, inglesi, romani… un vero spettacolo, con me dentro. Una sala dove è vietato sedersi per terra e dove non si possono consumare bevande e cibi, una sala dove per terra, tra le persone accampate con borse, macchine fotografiche, portatili, rimangono abbandonati bicchieri e bottiglie varie. Una sala dove tutto sommato le persone sorridono, impegnate con gli occhi a fissare schermi sempre più piccoli, dove tutti sono cortesi, dove la gentilezza più grande è cedere la presa elettrica al compagno in debito di batteria. Mi ci metto anch’io a scrivere del mio primo giorno e ogni cosa inizia a sembrarmi dolcemente routinaria, morbida.

In un momento di relax prima della cena, io e Brumana beviamo un paio di spritz freschi, come li fanno qui a Venezia, con l’Aperol e l’oliva bella grossa e così, come se niente fosse, appare tra la folla Monicelli, magro e vecchio quanto magra e giovane era Keira Knightley. Firma autografi e stringe mani, si fa persino fotografare con i fan, attraversa i gate di controllo e pensiamo chissà di che colore è il pass di Mario Monicelli.
Dopo cena iniziano i fuochi artificiali dalla spiaggia e io sono da un’altra parte: dai gradini del Casinò vedo il cielo luccicare, alla mia destra in uno spicchio di orizzonte si alzano le grida dei fan in attesa davanti al red carpet e alla mia sinistra il megaschermo brilla dei flash per Jude Law appena sceso dalla macchina, che sorride e firma autografi. Non c’è tempo per avvicinarsi, perché dobbiamo metterci in fila per la proiezione della sera, quel Michael Clayton con George Clooney che si rivelerà grigio e noioso. Ma ognuno ha il suo spazio, ai fan e ai vip la luce del palazzo del Cinema, a noi il buio caldo e sicuro della sala. A pensarci così, quale dei due è il vero palazzo del cinema?

P.S. Oggi ho guadagnato il mio secondo pass per la prestigiosa Pool, una zona ristoro riservata agli accrediti stampa dove mi danno il caffè gratis. E da dove ieri notte ho guardato, nel buio, i lunghi e grossi fulmini che cadevano dal cielo nel mare, dietro al gazebo dove Marzullo registrava Cinematografo.

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