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Heroes: tra fumetto e TV

Un gruppo di persone qualsiasi, sparse qua e la sul globo terrestre, scoprono gradualmente di possedere poteri al di sopra delle facoltà umane. Lettura del pensiero, levitazione, preveggenza, viaggio nel tempo e nello spazio; l’evoluzione umana è giunta a un passo fondamentale, un passo in avanti che segna il momento di varco del punto di non ritorno.
Non sono le idee bislacche di un vecchio professore di biologia che molti reputano un po’ suonato, ma esperienze vere e reali a cui i protagonisti non sanno dare una spiegazione.
Heroes apparentemente è solo questo, l’ennesima rielaborazione di un topos narrativo (quello del mutante) che getta le sue profonde radici nella tradizione fumettistica. Il meccanismo narrativo rimanda ovviamente al comic americano, X-men in prima fila. Da Stan Lee (che appare in un significativo cameo nella sedicesima puntata) in poi, i mutanti formano una squadra di super-uomini, ciascuno dotato di una propria facoltà (che si trasforma in dono prezioso o pena in sopportabile a seconda dei casi) con lo scopo ultimo di difendere l’umanità da una schiera di nemici malvagi. Elemento ricorrente nelle storie di “supereroi” è l’evidente debolezza dell’essere umano, inerme davanti ai pericoli della natura o di altri poteri alieni (siano extraterrestri che umani). Dovessimo limitarci a valutare Heroes da una sì breve sinossi potremmo già pensare che il legame con il panorama fumettistico della serie sia evidente. Nulla di nuovo, se pensiamo a quanti blockbuster cinematografici si sono ispirati a strisce fumettistiche nel recente passato cinematografico, senza dimenticare che anche le serie tv hanno una lunga storia a proposito. Da Wonder Woman a Flash, dalle scazzottate pop kitch di Batman alle rielaborazioni di Clark Kent e Lex Lutor in Smalville, il fumetto in televisione non è una novità.

Quello che stupisce è come Heroes dimostri che il fumetto possa essere ri-mediato da una serie televisiva, nell’accezione del termine data da Jay David Bolter e Richard Grusin. Quella per cui il linguaggio del fumetto viene rielaborato e utilizzato attraverso un media differente generando un incrocio semantico che travalica il singolo mezzo. Bolter e Grusin sostengono infatti che ogni singolo media contenga in realtà un altro media; in questo modo Heroes diventa il paradigma di come il linguaggio televisivo posso ri-mediare il fumetto (ampliando il lavoro effettuato in fase di montaggio da Ang Lee per Hulk). Heroes, come un fumetto, basa molti elementi narrativi e stilistici all’interno di frame, cornici e didascalie. Le premonizioni avvengono attraverso quadri, pitture rivelatrici dal chiaro impatto fumettistico. Lo stesso pittore è autore di un fumetto, che in mano a Hiro (nome evidente rivelatore) lo trasforma contemporaneamente in lettore e protagonista dello stesso albo. La realtà si trasforma in una nuvola che esce dalla bocca, un segno di china su una pagina bianca.
La definiva ri-mediazione della forma del fumetto avviene ogni volta che un episodio viene trasmesso; sul sito ufficiale della Nbc viene pubblicato un webcomic, cioè un fumetto on-line realizzato dalla Aspen Comics che rielabora l’episodio messo in onda, aggiungendo elementi alla serie in generale.
Si chiude così l’ipotetica catena semiotica che dal fumetto veicola segni e significati verso il mezzo televisivo, penetrando prima nei suoi meccanismi formali e poi in quelli narrativi, per poi essere digerito ed espulso dalla televisione nuovamente in forma di fumetto.

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