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Viaggio fuori strada

Viaggio fuori strada

Ogni film del regista franco – berbero Tony Gatlif racconta di un viaggio, come Gadjo Dilo – Lo straniero pazzo (Gadjo Dilo, 1997), in cui il giovane Romain Duris si ritrova tra le comunità rom del centroeuropa in cerca di una misteriosa cantante tzigana.

Qui invece, Asia Argento vaga in compagnia di un’amica, innamorata di lei, per raggiungere il suo uomo, interpretato dall’allora compagno Morgan, un clandestino espulso dalla Francia e tornato in Transilvania.

Il panorama è quello della cultura rom, dei paesaggi al confine tra la Russia e l’Ungheria, tra l’industrializzazione e la povertà assoluta, dove il tema del viaggio iniziatico che dall’Occidente conduce alla libertà anarchica del romitaggio rimane solo un sottofondo estetico: la casualità, unica bandiera della vita zingara, si manifesta nella sporadica bellezza di alcuni momenti del film, come nel trionfo folklorico della parata di maschere, purtroppo funestati dalla recitazione urlata e scomposta della protagonista.

Non avviene un reale incontro tra le due culture: Transylvania appartiene sì al microcosmo gatlifiano intriso di colori, suoni, ambienti descritti con spontanea poesia, ma se nei film precedenti l’intento era riportare alla luce usi e costumi delle culture più emarginate, qui si ottiene un banale effetto kitsch.

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