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Boston
Legal

Boston Legal (2004, originariamente intitolato Fleet Street) è un serial a sfondo legale, nato come spin off di The Practice (di David E. Kelley, 1997). In Italia va in onda su Fox Crime dal 2006, attualmente è alla sua seconda stagione.

Boston Legal e i suoi protagonisti
Alan Shore (al secolo James Spader). Lui ha paura dei pagliacci (e non lo biasimiamo). Brillante, come da copione, e altrettanto nevrotico (e l’insegnamento di Ally Mc Beal, anch’essa frutto della penna di David E. Kelley, qui gioca la sua parte). Corrucciato ed elegante al punto giusto tanto da condire con inarrivabile aplomb ogni situazione.
Danny Crane (al secolo William Shatner, l’ex capitano Kirk ed ex T.J. Hooker).
L’unico, vero, parkinsoniano Danny Crane. Mucca pazza o senilità incombente Danny è un genio dal gusto megalomane, ama i quattrini più di tutto, e non se ne vergogna.
Ha sparato a un suo cliente, una volta… ma lui è Danny Crane…

Tre aggettivi, per definire Boston Legal
Irriverente, perché non riverisce la legge e neanche lo stesso Danny Crane.
Immorale, per quel suo buffo aggirarsi tra i corridoi dispensando palpate di sedere ai danni delle praticande.
Ironico, nel suo trovare la beffa anche dentro il dramma.
E questa zona buia costantemente svelata si tinge di rosee piume da fenicottero (quelle del costume di carnevale di Danny e Alan) e tocchi dal gusto paradossale.
Surrealismo elegantemente calibrato e, come antitesi, uno sguardo realistico su vizi e virtù di una classe sociale ricca, spregiudicata e arrivata.
Le piume di fenicottero e gli scherzi di carnevale non salvano dalla cruda realtà in cui la gelida Shirley Shmidt dice all’ambiziosa Denise: «Malgrado le tue previsioni non diventerai socia dello studio, la buona volontà non basta, tantomeno vincere, ciò che conta sono i soldi e i clienti significano soldi. Tu quanti clienti hai portato?»

Ally, Alan & Bobby
Un mondo di ambizione come covile di inarrivabile follia tinto di colori luminosi ma pur sempre ombreggiati per Boston Legal. Il mondo della psicosi individuale che si risolve come sanità soltanto in un’aula di tribunale per Ally Mc Beal.
Due personaggi, Due serial diversi, una stessa città come palcoscenico: Boston
Alan Shore ed Ally Mc Beal sono media atti a descrivere un caos che si ricompone continuamente reincarnandosi ordine, raziocinio, conoscenza di sé.
Ma Boston ospita anche The Practice, il cui protagonista Bobby Donnel è la nemesi di Ally e Alan.
Il suo campo d’azione è il lato oscuro della legge, costantemente indagato e sofferto fuori e dentro il foro. La sua condanna è il fardello di una contraddizione che non consente mediazioni. Senso di giustizia individuale e legge universale costantemente in lotta.
Bobby è un uomo “sano”, o almeno così sembra. Nessun guizzo isterico, nessuna stravaganza. [img4]Il peso del conflitto pende quotidianamente su di lui come una spada di Damocle.
Già il confronto tra Ally e Bobby, avvenuto in uno storico crossover tra le due serie, aveva evidenziato una spaccatura tra mondo del diritto civile e mondo del diritto penale, l’uno più squinternato, esagerato ma carico di denaro e clienti facoltosi, l’altro più realistico, combattuto e povero. In questo senso Alan Shore e Boston Legal introducono un’innovazione: Alan viene assunto da Bobby, poi licenziato e successivamente assunto nello studio di Danny Crane. Ed è proprio in quello studio che materia civile e penale si incontrano, generando un mix improbabile di follia e buon senso (incarnati a seconda dei casi da tutti personaggi). Un piccolo passo per una fiction, un grande balzo a livello concettuale per tutto il genere.

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