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Un’altra epoca

Un'altra epoca

Tempi che cambiano: un titolo vecchio per parlare del nuovo film di Techinè, ancora un viaggio alla ricerca dei molti sensi del concetto di Tempo e delle inevitabili implicazioni che col tempo ha l’Amore. “L’amore è la risposta, ma mentre aspettate la risposta il sesso può suggerire delle ottime domande”, diceva Woody Allen. Il sedicesimo film di Techinè insinua un ragionevole dubbio anche in questa apparentemente valida filosofia di vita: una volta, forse, prima che l’AIDS cambiasse le abitudini sessuali e diffondesse, oltre alla malattia, anche la paura di essere vulnerabili, esposti al contagio, potenziali vittime di qualcosa di sconosciuto. Una sorta di madre delle fobie, insomma, generatrice di paranoie per tutte le generazioni a venire.

Ci fu un tempo, neanche troppo lontano, in cui il contatto fisico e le relazioni umane erano vissute con libertà, un tempo che ha, e ha bisogno, di testimoni. Dice Techinè. E ce ne offre quattro: Manu, un giovane cameriere gay, destinato a essere vittima dell’AIDS; Adrien, un medico di mezza età omosessuale, un poliziotto di origine maghrebina, strumento della repressione poliziesca nei confronti dei “diversi” ma attratto da loro, e Sarah, sua moglie, scrittrice di favole in crisi creativa. È sua la voce fuori campo che racconta la storia e conduce lo spettatore lungo il movimento perpetuo e continuo dei quattro angoli di una forma geometrica in perenne mutamento, che rappresenta l’intrecciarsi delle vite dei protagonisti, ciascuno partecipe e testimone, appunto, dei destini degli altri. Dove la testimonianza a posteriori trova il suo senso nella possibilità che offre di leggere il presente, capirlo, forse affrontarlo. I temi accessori sono sempre gli stessi: la seduzione della giovinezza, il rassegnato cinismo della maturità, il filo rosso che lega l’autobiografia e l’ispirazione, la malattia come rappresentazione della solitudine.

Tra spezzoni di telegiornali dell’epoca e nudità variamente distribuite della Béart, Techinè non riesce tuttavia a tenersi lontano da certi didascalismi, troppo impegnato a ricordare che c’è stato un tempo in cui si poteva andare in un parco e godere delle gioie del sesso dietro i cespugli senza preoccupazioni o inibizioni di sorta. Senza una paura collettiva, soprattutto, che sembra richiamarne altre della nostra contemporaneità. In un temporaneo e luminoso finale, in una villa sul mare, i testimoni ancora in cerca d’amore si affacciano all’ennesima incognita rinascita, coscienti dell’importanza della memoria e del valore delle illusioni perdute.

Curiosità
Presentato in concorso alla cinquantasettesima edizione del Festival di Berlino, il fim è stato recentemente premiato con il Taormina Arte Award nell’ultima edizione del TaorminaFilmFest.

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