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3 matrimoni e un documentario (finto)

3 matrimoni e un documentario (finto)

Il confine esistente tra vero e falso tende sempre più a perdere distinzione. L’idea che la Bbc, istituzione mondiale per il documentario, si sia imbattuta nella produzione di un mockumentary, un falso documentario, lascia piuttosto spiazzati. Il pretesto nasce da un concorso ideato per rilanciare una rivista tematica sul matrimonio per l’elezione della cerimonia più “strana”. La regista Debbie Isit, ispirata dalla tragicomica esperienza della sorella nei preparativi del suo matrimonio, ha infatti trascorso due anni a scavare nell’industria degli sposalizi, scoprendo un mondo “più strano della finzione”. Il passo successivo è stato quello di ordire una trama che potesse assorbire le stranezze e bizzarrie della realtà e metabolizzarle attraverso una fiction, di chiara ispirazione documentaristica.

A questo scopo il cast che dà vita alle tre coppie in gara, compresi familiari e fidanzati, ha dovuto seguire un lungo laboratorio creativo di improvvisazione, in modo da ottenere un maggiore effetto di realtà, per calarsi completamente nei panni dei personaggi filmici e ricavare reazioni naturali dalle situazioni inaspettate che si creavano sul set. La Isit si è ispirata al mondo dei reality show televisivi per costruire la forma linguistica del film, un tentativo di coniugare la camera invisibile del direct cinema con l’invasività della videocamera digitale. Il modello ispiratore è però evidentemente la serie televisiva The office, di cui Martin Freeman è uno dei protagonisti, ma il punto di riferimento non citato è il cinema di Christopher Guest, ex Spinal Tap con Rob Rainer, e regista a sua volta di film come Campioni di razza (Best in Show, 2000), Sognando Broadway (Waiting for Guffman, 1996) e A Mighty Wind (id., 2003), tutti diventati punti di riferimento per il neo-genere del mockumentary.

Confetti gioca con gli stereotipi e mantiene alto il ritmo della narrazione attraverso buone trovate comiche, ma il valore del film si limita a questo mero livello intrattenitivo. Spesso i falsi documentari ironizzano esaperando aspetti della realtà e giocano sulla verosimiglianza del sistema linguistico utilizzato, ponendo il pubblico in bilico sul “non è vero ma ci credo”. Il procedimento dovrebbe essere quello della caricatura satirica, ma in questo Confetti fallisce; le tre coppie, una naturista, una appassionata di musical e una tennistica, non riescono a essere mai realmente critiche e graffianti nei confronti dell’industria del matrimonio, che diventa esclusivamente un motivo per creare situazioni divertenti e ironiche, principalmente sulla splendida coppia gay degli organizzatori di cerimonia. In un mondo in cui il divorzio mette in crisi l’industria del matrimonio, piuttosto che il matrimonio stesso, dove in difesa di un’istituzione sociale in grave crisi si attaccano le convivenze e i P.a.c.s. e in cui capita spesso di leggere sui quotidiani di cerimonie matrimoniali realizzate in modo “alternativo” e forse davvero la realtà supera la finzione e un film del genere, pur nascendo da una buona intuizione, non sortisce alcun effetto che superi la risata a denti stretti.

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