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cultura dell'immagine e della parola

Intervista a Michael Bay

All’anteprima mondiale di Transformers, a Taormina, il regista e produttore Michael Bay ha parlato del suo settimo film.

Com’è avvenuto il suo incontro con il produttore Steven Spielberg?

Spielberg mi ha chiamato quando ancora non c’era sceneggiatura. All’inizio ho detto no, anche se solo dopo aver riattaccato: nessuno osa dire di no in faccia a Steven Spielberg. Mi avevano già proposto vari film di supereroi, e temevo che Transformers sarebbe stato semplicemente un film su dei giocattoli.

Poi invece il film si è fatto…

Si, abbiamo finito di scrivere la sceneggiatura, poi abbiamo cominciato a girare e scelto i robot. Quando alla fine gli ho mostrato la scena dei robot che si nascono in giardino rideva come un matto e mi dava le pacche sulla gamba. «Non ho mai visto dei robot fare cose di questo genere» diceva.

Qual era il tuo obiettivo per questo film?

Innanzitutto il mio obiettivo è quello di dare al pubblico un’angolatura diversa delle cose. Per questo sono le immagini che mi guidano. Quando realizzo i miei film cerco di visualizzare nella mia mente le immagini del film. Ho in testa una sorta di montaggio visivo, iconico. Questo naturalmente non vuol dire che non do importanza alla sceneggiatura. Ma c’è un rapporto strettissimo, un passaggio immediato e continuo tra sceneggiatura, immagini, sceneggiatura e ancora immagini.

Avete realizzato un analisi di mercato per capire come il pubblico lo avrebbe recepito?

No, in realtà ho seguito l’istinto. Nessuna indagine, nessuna ricerca, ma finora il pubblico ha dimostrato di capire e amare il film. Tutti lo hanno accolto molto bene e quello che mi ha colpito e mi è piaciuto di più è che tutti hanno applaudito nello stesso momento e alle stesse scene, anche se naturalmente con qualche differenza paese per paese.

Quale strategia avete seguito per il lancio?

Abbiamo deciso di farlo uscire in tanti paesi allo stesso momento. Quanto ai contenuti, abbiamo messo in evidenza il livello umano del film, che è quello che secondo noi è più importante. Volevamo che fosse chiaro e vivo lo spirito umano del dialogo tra noi e i robot.

[img4]Voleva mandare qualche messaggio particolare con l’ultima scena? Quella in cui i genitori dicono che l’America è una paese dove vige la più assoluta trasparenza e che i governi informano sempre i cittadini di tutto?

Effettivamente prendo in giro il mio paese. Ma onestamente, non c’era vena polemica: questo genere di film non ha la pretesa di essere serio.

Girerebbe un film minimalista?

Si certo, sto anche valutando una serie di progetti per film con budget assolutamente diversi, intorno ai 10-15 milioni di dollari. Mi piacerebbe moltissimo dirigere dei bravi attori recitare in dei ruoli impegnativi.

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