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cultura dell'immagine e della parola

Cannes Lions
Quinto giorno

C’è un altro lato di Cannes, parallelo e complementare a quello del Festival, ed è la notte. Quando le porte del Palais si chiudono ed anche gli ultimi giornalisti escono all’aria aperta della sera, le cose cominciano a cambiare. Le persone che per tutto il giorno non hanno fatto altro che indossare pantaloncini e maglietta – per non parlare di quelli che, boicottando il Festival, se ne sono andati alla spiaggia – si trasformano in veri e propri fenomeni da jet set. Tutti sembrano attori, cantanti, dei veri e propri divi.

Cannes si riempie di rumore, la gente passeggia per la Croisette, ma qualcosa, in realtà, sta accadendo sotto i loro occhi e non sembrano nemmeno accorgersene. Sono le feste private, gli aperitivi sugli yacht, le cene intime e i dopo cena al Martinez (assolutamente mai prima di mezzanotte). Quella è la Cannes nascosta, oscura ai più, ma vero luogo di incontro e discussione. È proprio lì, infatti, che i padroni della pubblicità si incontrano, parlano e, soprattutto, fanno affari. Tra un gambo di asparago crudo e l’altro si raccontano le loro vite, le loro storie e poi passano a qualcosa di più concreto: i soldi.

Cannes diventa, dunque, un luogo d’incontro per il mondo della pubblicità. L’aspetto creativo, in questo caso, scema un po’. E si fanno strada le ben più note logiche di mercato. Ecco perché si conoscono tutti. In queste occasioni, infatti, non è difficile avvicinare personaggi noti. Tutto si restringe nel palmo di una mano e il mondo non sembra più tanto grande.

I pubblicitari, in effetti, sembrano molto più interessati a questa vita parallela che non al Festival in se stesso. Dunque, l’evento internazionale viene usato come scusa per far incontrare nello stesso posto e contemporaneamente le maggiori personalità del mondo pubblicitario. Così, si rinsaldano le amicizie, le conoscenze si approfondiscono e il gossip imperversa. Chi vuole essere al passo con i tempi non deve perdere colpi, perché questo mondo è talmente veloce che potrebbe fagocitarlo nel giro di pochi istanti. Sembra di essere in un piccolo grande paese di provincia.

E anche i pubblicitari italiani si lanciano in questo mondo dorato e oscuro. Invece di riflettere seriamente sul fatto che nella short list dei candidati ai premi per gli spot ci siano solo due lavori italiani. Il primo è nella categoria Commercial Public Services ed è la campagna “Maldive pizza + bambini” (direi che basta il titolo per capire qual è il mio giudizio) della 1861United Milano per la Vodafone. Il secondo, invece, è nella categoria Public Awareness Message ed è la campagna “My april fool” dell’agenzia Arnold Worldwide Milano per Mtv, da noi meglio conosciuta come la campagna “Mare Domani”
Su circa sessanta lavori presentati dall’Italia solo due sono stati selezionati. C’è qualcosa che non va, questo è evidente. E, probabilmente, è questione di mentalità, di apertura al mondo.

Un altro evento alquanto scioccante è la partecipazione della Sipra (concessionaria di pubblicità Rai) a questo evento. A Cannes, infatti, verrà presentato il palinsesto della Rai dell’anno prossimo. È un assurdo. In effetti, non ho visto canali come la BBC, CanalPlus, o come la CNN presenti a questo Festival, men che meno a presentarvi i loro prossimi palinsesti. Non dico che non dobbiamo avere una visione globale e aperta, ma non dobbiamo nemmeno averne una svalutativa nei confronti del nostro Paese. Forse soffriamo di una strana sindrome che ci impedisce di riconoscere il nostro impegno e il nostro lavoro, perché non siamo capaci di valorizzare le nostre attività. Forse è perché, purtroppo, non ci crediamo più neanche noi.

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