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A proposito di matrimoni

A proposito di matrimoni

Primogenita di Julie Lipinski, generata con l’aiuto di Laurent Tirard, questa pellicola pone in evidenza uno degli argomenti più discussi, ma spesso sottovalutati, dei giorni nostri: il matrimonio.
Al centro del turbine che colpisce praticamente tutti i personaggi, troviamo due tanto classiche quanto contrastanti visioni della vita di coppia: da una parte lei, la romantica Lola (Hélène de Fougerolles), suggestionata dagli improvvisi matrimoni dei loro amici e desiderosa di concretizzare, come loro, il suo sogno d’amore; dall’altra lui, il reticente Arthur (Jonathan Zaccaï), per principio avverso a convenzioni sociali e ai soliti clichè. Solo l’amore per lei (e, diciamola tutta, anche un piccolo ricatto psicologico) riuscirà a convincerlo che forse è possibile essere felici anche nel matrimonio. Ma dopo aver sognato e tentato di organizzare un evento originale e al di fuori della norma, anche loro dovranno arrendersi al tradizionalismo.

Lo scopo della Lipinski è sostanzialmente, senza troppe pretese, non quello di presentare un film avvincente o sorprendente, ma solo quello di mostrare come un gesto spontaneo e personale come dovrebbe essere il matrimonio, riesce a essere trasformato e schiacciato dalle tradizioni non sempre condivise e dall’attenzione spesso rivolta alle cose più banali della vita. Sostanzialmente differente da una qualsiasi commedia in stile Hollywoodiano (mai sarebbe permesso alla sposa di arrivare all’altare con le occhiaie e il vestito reduce da un addio al nubilato), lo spettacolo appare chiaramente piacevole e molto fresco: i dialoghi sono brillanti e le situazioni a dir poco tragicomiche in cui si trovano coinvolti, loro malgrado, i personaggi non lasciano certo il tempo di annoiarsi.
Sorretto da una colonna sonora poco più che mediocre (Dolcenera è uno strazio che, seppur breve, si poteva benissimo evitare) ma accompagnata da una sceneggiatura sciolta e da un cast giovane e convincente dal punto di vista espressivo, la regia riesce a conquistare, giovandosi anche dell’aiuto dell’animazione nel “sogno” delle nozze ideali.
Nonostante, come detto, la trama non sia della più originali, alcune scene riescono a valere il prezzo del biglietto: primo fra tutti, il momento in cui Arthur, al limite della sopportazione, cerca di assicurarsi la perfetta realizzazione del piano matrimoniale attraverso un costruzione Lego-Playmobil.

La pur inesperta Lipinski ha quindi colto nel segno, riuscendo a mettere in immagini un delizioso ragionamento sul matrimonio, portando lo spettatore nel reale punto di interesse del tema: non la scelta in sé e per sé, ma il motivo che sta al fondo di tutto. E anche se oggi “finche morte non ci separi” è praticamente sostituito dal “finchè istanza di divorzio non ci separi”, una divertente commedia come questa potrebbe bastare per aiutarci a riflettere. Forse.

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