30% d’Amore
Agenzia: Tbwa
Regia: Luke Scott
Location: Scozia
Musica: Ludovico Einaudi
Ho di nuovo l’impressione di aver già visto questa campagna. Ora ricordo. Sembra proprio la pubblicità Enel “Usa la testa”, trasmessa nel 2005. Anche lì venivano dati gli stessi consigli per il risparmio e l’uso corretto dell’energia. Ma quella campagna era costruita in modo simpatico ed ironico. Adesso, invece, la musica è cambiata. Non più una “canzonetta” americana, ma una sonata di Einaudi al pianoforte. Toccante ed emozionante. Le immagini che si susseguono mostrano la bellezza del nostro mondo: la tempesta e le nubi si dissolvono all’arrivo del Sole e la bambina canta una dolce nenia, che ci culla nello scorrere del tempo. Le immagini diventano limpide e chiare e la voce istituzionale di Eni ci dice che stanno pensando ad un mondo dove siano gli uomini a prendersi cura del proprio pianeta.
In questo momento mi pervade un forte senso di colpa. Finito il boom economico degli anni Ottanta, la battuta d’arresto è stata forte. Ci siamo accorti che il modo in cui si stava sfruttando la Terra non era più sostenibile. Ed ora paghiamo l’indifferenza e la superficialità di quei tempi. Noi dobbiamo essere responsabili e dobbiamo avere cura del luogo che ci ospita, per evitare la nostra stessa estinzione. Lo scenario si presenta terribile, ma la risposta di Eni non tarda a semplificare le cose. 24 piccoli accorgimenti (guarda guarda molto simili a quelli dell’Enel), potranno farci risparmiare energia e porre rimedio alla catastrofe mondiale.
Bene, tutto questo mi sembra giusto. Un po’ allarmistico forse, ma giusto. E rientra perfettamente nell’attuale filone pubblicitario: l’attenzione al consumo. Se, infatti, la pubblicità deve tentare di persuadere i consumatori al desiderio, prima, e all’acquisto, poi, adesso la questione si è complicata. Perché l’uomo occidentale si sente dominato dal senso di colpa, nei confronti del denaro e della vita che può condurre e, soprattutto, nei confronti di chi non ha le sue possibilità e del mondo che ha inquinato. Perciò, adesso sta ritornando la logica del “consumo consapevole” e del risparmio, a discapito del tanto amato acquisto d’impulso.
Quello che noto, però, è la costruzione esageratamente enfatica dello spot. Inquadrature veloci e rallentate, musica toccante e struggente allo stesso tempo. E la voce della bambina che canta: “Ninna nanna, ninna oh, questo Amore a chi lo do”. Sinceramente, mi sembra troppo. Soprattutto nel momento in cui, al termine dello spot, ho visto il marchio Eni: il noto cane a sei zampe che troneggia in tutte le stazioni di benzina Agip. Insomma, tu azienda d’energia e di petrolio vieni a toccare le mie corde più profonde e non ti ricordi che sei soprattutto tu la causa del problema?
Penso che, a volte, sarebbe meglio non lasciarsi troppo incantare dalla bellezza di un’idea creativa. Bisogna saper contestualizzare le cose e proteggersi da ciò che si vede.
In questo caso, sarebbe stata più efficace una campagna d’immagine, una comunicazione che dicesse: “Ci stiamo impegnando per un mondo migliore”. Non far ricadere il problema su noi consumatori, che di certo potremo incidere sullo spreco di energia, ma mai quanto potrebbe fare l’Eni se spingesse per il commercio di macchine ad idrogeno, piuttosto che ad energia solare. Ma gli interessi economici – si sa – sono più stringenti e, quindi, forse è più semplice parlare a noi, piuttosto che cambiare qualcosa loro.
A cura di Alice Dutto
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