hideout

cultura dell'immagine e della parola

Ragnatele nere

Ragnatele nere

Dark side of Spidey di Matteo Mazza *******

La doppia vita di Peter Parker, in questo terzo e faraonico capitolo della saga firmata da Sam Raimi, assume una nuova declinazione. Spider-Man non è più solo un super eroe mascherato. E’ anche, e soprattutto, una terza cosa: un uomo che sceglie quali poteri utilizzare, quale maschera indossare. L’arrivo di Venom sulla terra, dopo la sequenza romantica con tanto di amaca-ragnatela tra Peter e MJ, segna l’arrivo di una presenza forte e contaminante, come il morso del ragno radioattivo che diede inizio alle avventure di Spidey. E’ così che il super eroe rivive una nuova nascita, entra in nuovi vestiti e soprattutto concretizza un nuovo modo di essere un “altro” super eroe, più nero, più cattivo, più perverso. Venom, l’alieno simbiotico, colpisce nel momento della debolezza chi è già tentato dal male (infatti Peter è ossessionato dalla vendetta, prima di essere contaminato). E’ una forma viscida del male che però, qui, si definisce al meglio perché riesce a trovare l’altra identità, quella nascosta, profonda e pericolosa di ciascuno. Venom possiede in questa sorta di specchio il suo fascino indiscreto. Un male oscuro e umanoforme che ricodifica i caratteri del corpo, li altera e li controlla a suo piacimento.

Destinato a diventare uno dei film più onerosi e incassatori della storia del cinema, Spider-Man 3 comprime diversi episodi della vita di Peter Parker unendoli in unica storia mozzaffiato. Prima sintetizzato poi, però, inevitabilmente allungato, il terzo capitolo di Sam Raimi concede meno pathos e punta meno i riflettori sulla vicenda interiore di Peter Parker / Spider-Man. La vicenda che collega Venom a Spidey offre solo alcune riflessioni post-traumatiche del coraggioso, imbranato e goffo/agile Uomo Ragno, tralasciandone altre. Se prima la relazione tra Peter-Spidey e MJ, ad esempio, era veicolante per lo spettatore per capire la sofferenza di chi porta con sé un peso e non solo dei super poteri, ora la “parte sentimentale” appare un po’ vincolante. In precedenza lo spettatore era stato abituato a maggiori dettagli psichici, a più sfumature. Ma forse, poco male. Raimi lascia spazio all’azione, racconta le gesta e la nascita spettacolare di Sandman (l’Uomo Sabbia), delle origini dell’unione tra Venom e Eddie Brock e soprattutto del ritorno di Harry Osborn, prima vendicatore, poi di nuovo amico. C’è pure lo spazio per scoprire la fiamma di Peter dal lato oscuro, la biondissima Gwen Stacy e i dubbi e le perplessità di MJ che convive con le imprese del suo fidanzato.

Raimi non ha ricalcato il fumetto perché non avrebbe potuto. Ciò non toglie che questo Spider-Man possiede assolutamente la forza spettacolare intrinseca al suo eroe. Ecco perché poco importa se le azioni e le conseguenze del fumetto erano più convincenti di quelle del film. Quello che conta sono i movimenti, l’azione, i colpi di scena e quelli sferrati sull’altro nelle battaglie. In fondo Spider-Man possiede questa capacità di spettacolarizzazione che pochi Supereroi possiedono. E’ quello più vicino agli umani per modo di pensare e vivere. Ma anche, sembra essere, quello più vicino allo spettacolo cinematografico.

Una ragnatela sfilacciata di Enrico Bocedi ******

Il susseguirsi di voci sui prossimi, possibili episodi della serie di Spider-Man non deve aver fatto troppo bene a Raimi & Co.; troppo presi a smentire o confermare i propri eventuali coinvolgimenti nei capitoli IV, V e VI, i realizzatori di questo terzo episodio della saga multimilardaria non si sono concentrati a sufficienza sulla sua qualità. Al fianco dei primi due capitoli, infatti, questo Spider-Man 3 risulta, nella pur inalterata spettacolarità della realizzazione, meno frizzante e trascinante dei precedenti.
Eppure di novità non ne mancano: nemici forti e impegnativi, determinati più dei loro colleghi del passato a distruggere il simpatico ragnetto attraverso un’alleanza sancita dall’odio; un maggiore scandaglio nella psicologia dei protagonisti, in grado di metterne in luce i lati peggiori (nel caso di Spidey) o i migliori (vedi l’amico Harry Osborn); una trama articolata e intricata, che costringe il nostro eroe a cimentarsi con diverse difficoltà contemporaneamente, dovendo fare i conti principalmente con se stesso.

Nonostante tutto questo, si ha la sensazione che il vecchio zio Sam (Raimi) si sia fatto prendere la mano e abbia voluto insistere nelle scene di maniera, con ironia già collaudata altrove nei precedenti capitoli, per allungare il film con qualche minuto di ammiccamenti allo spettatore: la scena in cui Peter Parker si muove come Tony Manero è in questo senso emblematica. Al contrario, si percepisce anche la volontà di compattare smisuratamente lo sviluppo di alcune tematiche, quali la “conversione” dell’amico Harry o la nascita (e la fine) di Venom: un po’ difficile da comprendere per chi ne conosce la reale durata e portata nella serie a fumetti.
Anche il ruolo di Gwen Stacy, interpretata dalla splendida e brava Bryce Dallas Howard (The village – id., M. Night Shyamalayan, 2004), risulta assai modificato rispetto all’originale: mentre nelle strisce Gwen è ricordata per essere il primo amore di Peter, in questo episodio è invece ritratta come un temporaneo passatempo del cinico e borioso supereroe.

Ma persino tenendo ben presente tutti questi fattori negativi, non si può non entusiasmarsi di fronte alle incredibili evoluzioni che anche nel terzo episodio l’Uomo Ragno dimostra di saper fare sullo schermo: è grazie a queste scene di pura azione e divertimento che si prova ancora il piacere di assistere a un film che è pur sempre entertainment di prima qualità, capace di farci ritornare, per l’ennesima volta, dei simpatici ragnetti.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»