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Redenti e redentori

Redenti e redentori

Un fiume rosso sangue, la prima delle piaghe che Dio inviò in Egitto per convincere il Faraone a far partire gli ebrei. Un’immagine non originale, ma di effetto “sicuro”, quella con cui la cittadina di Heaven accoglie la studiosa Hilary Swank. Le prime ipotesi scientifiche risultano poco convincenti e subito dopo arriva la pioggia di rane, la seconda piaga. I bigotti cittadini di Heaven non hanno dubbi: la dodicenne Loren McConnell è una creatura di Satana che vuole punirli, rivoltandogli contro le stesse armi di Dio. Ecco che la coscienza della protagonista viene messa a dura prova. Avere fede o non avere fede? Questo è il problema.

Il problema però è un altro, ovvero la rappresentazione di questo dilemma che viene imposta agli spettatori. Sebbene I segni del male abbia la pretesa di spiegarci il più grande dei misteri, tutto rimane in superficie come i pesci morti che galleggiano su quello stesso fiume rosso sangue.
La sceneggiatura, scritta dai fratelli Hayes (che si sono fatti le ossa con la serie Baywatch), rimane, appunto, a galla. Nessun risvolto drammatico è mai raccontato in profondità e anche spunti interessanti, come il passaggio dall’infanzia all’età puberale, o l’isolamento di una comunità ristretta nei confronti del mondo, rimangono in sospeso senza essere mai sviscerati. Ogni cosa è già stata vista e già digerita, ogni avvenimento è prevedibile. Non c’è niente di veramente pauroso a Heaven, oltre a qualche picco della musica studiato ad hoc per far sobbalzare lo spettatore sulla sedia.
Il regista Stephen Hopkins aveva iniziato alla grande la sua carriera con il bel thriller Giochi pericolosi (Dangerous Game, 1987) e il quinto capitolo di Nightmare (A Nightmare on Elm Street – The Dream Child, 1989), ma negli ultimi anni non ne ha indovinata una, fatta eccezione per l’esperienza televisiva con la prima, straordinaria, serie di 24.

Forse è questo il problema. I segni del male è più un prodotto televisivo che non cinematografico. I colpi di scena sono al livello di un film dossier del pomeriggio di Canale 5, mentre le scene più horror si limitano all’autopsia di una rana (l’unica cosa che viene davvero sviscerata).
Sorprende molto che Hilary Swank abbia accettato questo copione. Sebbene lei sia sempre brava, questo è il classico film che potrebbe lanciare una stellina emergente, ma non è certamente adatto a un’attrice con due oscar alle spalle. Stephen Rea compare per pochi minuti nei panni di padre Costigan e il suo ruolo sembra scritto successivamente solo per averlo nel cast. Un apprezzamento invece per la giovanissima AnnaSophia Robb, già apparsa in La fabbrica di cioccolato (Charlie and the Chocolate Factory, Tim Burton, 2005) e in Un ponte per Terabithia (A Bridge to Terabithia, Gabor Csupo, 2007). Molto brava e intensa, la ragazzina si farà.

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