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cultura dell'immagine e della parola

La folle settimana festivaliera di Milano

L’appassionato di cinema che giace sopito nella mia anima, che si risveglia ogni volta che gli è concesso entrare nel meraviglioso mondo dei festival cinematografici, ha subìto una grave tachicardia nel periodo compreso tra il 19 marzo e il 2 aprile, appena trascorso. La grigia metropoli milanese, sempre di corsa e concentrata sul lavoro, attenta alla moda, all’aperitivo con i colleghi e alle discoteche vip, si è scoperta per circa due settimane una città ad altissima concentrazione cinematografica.

In un raggio di meno di venti chilometri con centro in Piazza Duomo è stato possibile imbattersi contemporaneamente in quattro festival con ambizioni internazionali, gettando nello scompiglio l’appassionato, che vorrebbe possedere il dono dell’ubiquità come Padre Pio. Quattro festival con quattro diversi profili: il cinema proveniente dalle zone in via di sviluppo del mondo per la 17ma edizione del Festival del cinema Africano (aperto anche all’Asia, Oceania e Sud America); il cinema indipendente (con uno sguardo privilegiato sulle produzioni indie americane) per il Milano International Film Festival (7ma edizione per la creatura di Andrea Galante); il cinema italiano con ospiti vip strapagati grazie al consenso della Regione Lombardia nella 5a edizione del Busto Arsizio Film Festival e infine l’interessante Vedere la scienza, rassegna eletta al rango di Festival a partire da quest’anno, incentrato sul rapporto tra cinema, documentario e mondo scientifico.

Chiunque abbia avuto a che fare con la progettazione di un evento culturale si è fatto una vaga idea delle difficoltà che si incontrano, da quelle organizzative a quelle economiche. Purtroppo il metro di giudizio sul valore di un festival non dipende esclusivamente dalla qualità del suo programma, ma anche dalla risposta del pubblico e dall’interesse suscitato nei media e nel mondo che fa riferimento al tema prescelto per la manifestazione. Ora, appare ovvio che quattro festival in contemporanea, nonostante siano spinti dalle migliori intenzioni, non possono che ostacolarsi vicendevolmente, sottraendosi pubblico in sala, giornalisti specializzati, righe sulle pagine culturali di quotidiani e riviste e minuti preziosi nei rotocalchi televisivi. In questo caso il risultato non è maggiore della somma di fattori che la compongono, anzi il valore intrinseco di ciascuna manifestazione rischia di essere svalutato. Inoltre eventi del genere hanno costi molto alti e sono fondamentalmente in perdita, necessitando di fondi pubblici, ovviamente in aggiunta a quelli privati. In Italia i soldi per la cultura mancano cronicamente e gli enti privati disposti a finanziare manifestazioni del genere non spuntano come funghi. [img4]Non sembra quindi inopportuno pensare che una concentrazione così alta di festival cinematografici rischi di allontanare i finanziatori disincentivati dalla sovrappopolazione di eventi contemporanei.

Risparmiando giudizi di valore sulle edizioni 2007 dei quattro festival, comunque positive a priori, ben vengano progetti tesi a vivacizzare l’ambiente culturale milanese, spesso latitante nel campo cinematografico, ma mi augurerei un maggior coordinamento a livello provinciale, se non regionale, teso a evitare il ripetersi di situazioni analoghe. In tal modo verrebbe ottimizzata la distribuzione di fondi pubblici oltre che l’attenzione di pubblico e media.

Festival cinema Africano (19 marzo – 25 marzo)
MIFF (22 marzo – 02 aprile)
BAFF (24 marzo – 31 marzo)
Vedere la scienza (24 marzo – 01 aprile)

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