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cultura dell'immagine e della parola

Il mio cuore è oro

Il mio cuore è oro

Tutte le storie del cinema sono storie d’amore. Le immagini che Hawke ha tenuto nel suo libro da quindici anni, ora escono fuori con l’impeto e la fragranza di una cosa vera.

La cornice di una New York così inedita, quasi sopita, che avvolge i protagonisti tra mura di mattoni rossi e cieli azzurrissimi. Silenziosa, periferica, una città allontanata dal suo fragore più banale.

Così il Messico, mitico luogo d’oltre America, dove tutto può accadere, dove la luce forte è chiusa fuori dalla stanza di William e Sarah, che si godono a vicenda tra lenzuola che frusciano e drappi rossi che ondeggiano.

La loro storia d’amore si confonde nella memoria di chi racconta, come in un collage di frasi, tra storie inventate e altre recitate, immagini e audio si sovrappongono e si scompongono, dando il senso dolcissimo del tempo che trascorre, sulle persone che continuano a cambiare e crescere.

C’è sempre tempo per avere un’infanzia felice. Non ci si allontana mai dallo stato più caldo: una parte del cuore di William è sempre rimasta là, con suo padre, un Ethan Hawke invecchiato e inconcludente, che si mette in una situazione ambigua: padre di se stesso, padre divorziato a sua volta, si risolve e si mette in gioco doppiamente.

Un gioco di specchi, che nel film si ritrovano abbondanti, a incorniciare William e Sarah, a segnalare distacco e incomprensione, a far emergere quel bisogno di indagine interiore che è la reale spina dorsale del racconto.

Se il cuore è oro, va trattato con grande rispetto e parsimonia, ma donato senza chiedere nulla in cambio e senza paura di svelarsi.

Curiosità
Ethan Hawke è un cugino alla lontana di Tennessee Williams: il bisnonno dell’attore era fratello del padre di Williams.

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