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Who Wants to Marry my Dad?

Prologo
In onda dal 19 gennaio su Sky Vivo, ogni mercoledì alle 21, ecco spuntare un nuovo reality made in USA che, affilando il bisturi delle sottili malignità tanto care a questo tipo di programmi, porta in scena con amabile superficialità il “meraviglioso” rapporto di un affascinante paparino miliardario coi quattro figlioletti che hanno deciso di aiutarlo a trovare moglie. I protagonisti della ricerca sono dunque i membri della famiglia Muller al completo: Don (papà), Carla, Heidy, Joe e Cris…(la prole più che ventenne). Chi invece ne fa le spese sono le dodici malcapitate bellone sui quaranta, avide di denaro e desiderose di essere impalmate, che si combattono per un anello nuziale che gli garantirà una vita da sogno, tra Ferrari rosso fuoco, ville con piscina, barche e gioielli.
Per l’occasione Hideout ha deciso di tentare un esperimento che sfida le leggi stesse della critica televisiva. Due recensioni in una: la prima, “reale”, commenta il prodotto americano. La seconda, “virtuale”, prova a ipotizzare l’aspetto che questo programma assumerebbe qualora ne venisse prodotta una versione italiana affidata ad autori nostrani.

USA – Com’è.
Il prodotto rispetta la struttura tipica di questo genere televisivo così come viene concepito oltreoceano. Il gioco, sviluppato attraverso una serie di puntate di un’ora ciascuna si svolge nella villa di Don Muller (il diretto interessato), in interni ed esterni. Le pretendenti vengono ospitate tutte in grande stanza con numerosi letti… tipo camerata. Non c’è studio, non c’è conduttore e il meccanismo di gioco non è fisso: la produzione decide a suo piacimento quando attuare un’eliminazione, telefona ai figli di Don e gli ordina di eliminare una o più concorrenti.
Le nomination non sono dunque contemplate, sta tutto alla decisione dei figli e di papà.
Non ci sono nemmeno i confessionali, anche se ogni protagonista viene intervistata dalla produzione che le chiede di spiegare le proprie strategie. In sostanza non è un reality dove il pubblico interagisce, è semplicemente da guardare.
A livello contenutistico, la “competizione”viene portata in scena come una lotta all’ultima civetteria tra donne pronte a tutto. In una girandola di false blandizie tra aspirante matrigna e futuri figliastri, il mito di Cenerentola cade e si trasforma, nella modernità in un nuovo modo di concepire legami e famiglia, dove i legittimi eredi affilano i coltelli per salvaguardare patrimonio e potere lasciando intravedere i peggiori intenti sadici. Le sfortunate si ritrovano a dover subire test alla macchina della verità, domande imbarazzante, giudizi spesso spietati da parte dei quattro pargoletti, che si arrogano il diritto di scelta prima ancora che il diretto interessato.
La brava sposa deve essere una moglie fedele, credere nell’istituzione del matrimonio, non amare Don per i suoi quattrini ma per ciò che è, aiutarlo, facendogli da segretaria nell’azienda di famiglia in caso di bisogno, accettare i figli e specialmente non tentare di escluderli dal testamento. Una signora dolce, insomma, mansueta come un cagnolino… in realtà una vittima, che accecata dal dio denaro non si accorge ancora dell’inferno in cui vivrà nel caso di vittoria.
La splendida villa degli orrori nella quale le signore vengono ospitate (o meglio, rinchiuse), cela con eleganza una mattanza bieca che si consuma quotidianamente tra finte lacrimucce ed eliminazioni improvvise. Il tutto, però, con uno stile e una misura tanto agghiaccianti quanto affascinanti.

Italia – Come sarebbe se…
Una sposa per papà sbarca in Italia.
Cari spettatori scordatevi l’ipocrita sobrietà dell’originale: qui si parla di melodramma. Naturalmente se ne parla in studio, perché da noi il reality si fa in pompa magna. Ci vuole un conduttore, ci mancherebbe altro.Qualcuno abile nel solleticare le pulsioni trash mantenendo un espressione grave e un’aria professionale. Maria De Filippi? Ma sì, lei è perfetta, anche perché un esperimento simile lo ha già tentato a suo tempo in Uomini e Donne.
In alternativa potremmo pensare a un’Alda D’Eusanio, ma lei forse è un po’ troppo controversa. Oppure una Paola Perego, che però quando scivola nel trash difficilmente riesce a riemergerne.
Ad ogni modo, un programma del genere non può essere compresso in un’ora soltanto. D’altra parte, uno show di un’ora in un palinsesto generalista non sapremmo dove metterlo (troppo breve per la prima serata, e il preserale è già occupato dai pacchi, da Gerry Scotti e dal Gabibbo). Facciamo che comincia alle nove di sera e finisce a mezzanotte, mezzanotte e venti. E se vende bene ci attacchiamo anche tre strisce quotidiane di dieci minuti l’una
Ma come li riempiamo tutti questi minuti di programmazione? Polemica ragazzi, tanta polemica.
Che le donne si scannino tra loro con virulenza! Che i figli piangano! Che il pubblico in studio (parenti & amici dei protagonisti affiancati da un buon numero di self-made opinion leader) s’incazzi e berci più che può! Yeah, così sì che il tempo vola!
Ah, con questa storia del lusso marciamoci, ma non troppo. Insomma, l’ultima Finanziaria era pesantuccia e un miliardario oggi come oggi non è così popolare. Ricchezza sì, ma con giudizio.
Anche perché non possiamo mettere in secondo piano il dramma. Quale dramma? Ma quello del padre naturalmente. Lo scapolo in cerca di [img4]moglie dovrà infatti essere rigorosamente vedovo. Così i figli possono piangere e la stampa può denunciare il cattivo gusto del formar assicurando un buon battage pubblicitario.
Come sempre nella Tv italiana bisogna trovare il giusto mezzo: dosi uguali di Billionaire e di Mario Merola.
Il pubblico, dal canto suo, apprezzerà tantissimo e risponderà con ardore alla chiamata del televoto.
Anzi, dei televoti: tre per sera, ciascuno con un sms da un euro.

Naturalmente se qualche casa di produzione è interessata a questa idea, che ci contatti: il perfido Ufficio marketing di Hideout è pronto a contrattare.

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