hideout

cultura dell'immagine e della parola

Death of reality

Death of reality

Il genere letterario delle “ucronie”, ovvero delle storie possibili, vanta una lunghissima tradizione, non ultime le immagini apocalittiche di Philip K. Dick (La svastica sul sole) e di Robert Harris (Fatherland) che hanno provato a immaginare un mondo in cui i tedeschi avessero vinto la seconda guerra mondiale. Anche l’universo dei fumetti ha inglobato questo genere creando delle fantastiche proiezioni di mondi alternativi, dai What If? della Marvel agli Elseworld della Dc Comics.
Al cinema si sono viste storie ucroniche, a partire dalle trasposizioni cinematografiche degli stessi romanzi di Dick e Harris. In alcuni casi esistono anche delle versioni che utilizzano la forma del documentario (falso ovviamente) per dare una maggiore impressione di realtà alla storia narrata, che altrettanto ovviamente non ha alcuna pretesa di essere creduta dal pubblico. Un esempio è lo splendido C.S.A. – Confederated States of America di Kevin Willmot (inedito in Italia) che descrive l’attualità americana di una società nata dalla vittoria degli Stati Confederati (sudisti e schiavisti) durante la guerra di Secessione.

Il progetto di Gabriel Range, realizzato per la televisione britannica Channel 4, prende spunto da queste basi, compiendo però due scelte radicali (per cui la critica più miope e conservatrice ha duramente attaccato il film):

1. Contestualizzazione: Range colloca i fatti in un futuro prossimo, esattamente il 19 Ottobre 2007, quindi lascia aperta la possibilità che i fatti si trasformino in una profezia capace di autoavverarsi. Range dichiara in modo esplicito con un cartello iniziale che i fatti si svolgono nel futuro, affermando contemporaneamente il carattere finzionale del film.
2. Decontetestualizzazione: interviste girate ad hoc accostate a frammenti “veri” ma estratti dal loro naturale orizzonte e a porzioni ricontestualizzate (il funerale di Ronald Reagan diventa quello di George W. Bush)

Negli Usa, ma se ci pensiamo bene anche in Italia, abbiamo avuto casi analoghi. L’animo dell’universo repubblicano è sensibile all’utilizzo alla “realtà falsificata”, evidentemente quando non si tratta di armi di distruzioni di massa o altre smokin’ gun sparse per il mondo. La manipolazione delle notizie è quindi un tema “caldo” e “scomodo”, ed è più facile accusare additando di istigazione alla violenza chi cerca di aprire gli occhi al pubblico, piuttosto che permettere una presa di coscienza della massa nei confronti dell’informazione.
Se il giorno 19 Ottobre 2007 il signor George W. Bush eviterà di apparire in pubblico, rinchiudendosi in qualche bunker segreto, dimostrerà che la forza della fiction avrà prevalso sulla realtà. Allora Gabriel Range avrà vinto.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»