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ReceCronaca di un gol sfiorato

ReceCronaca di un gol sfiorato

In principio fu Alla grande. Poi arrivò un secondo romanzo ed infine il terzo, l’acclamato Un’ultima stagione da esordienti. La prima impressione che coglie il lettore è quella di una dolce e discreta familiarità: anche chi da ragazzino non avesse mai tirato calci ad un pallone su un campetto polveroso, ha certamente avuto intorno qualcuno che lo faceva. Un fratello, un figlio, un vicino di casa. Un cugino o un compagno di scuola. Quasi tutti hanno in mente un’immagine, un sapore in bocca o un odore nelle narici che richiamano, come minuscole madeleinettes, la polvere e il sudore appiccicati addosso dopo una partita. I soprannomi buffi e crudeli dei compagni di scuola, la fifa che ti coglie poco prima di una gara ai cento metri e i turbamenti provocati dai maglioncini stretti delle compagne di classe. I tredicenni di Cavina sono un bel ritratto, non solo di un’età, ma di un pezzo d’Italia, quella che sembra sprofondare «nella Bassa, sotto un cielo esagerato» che sovrasta «milioni di peschi», quella vista con gli occhi di un ragazzino per cui il centro del mondo è un centrocampo e le emozioni sono delimitate da due reti ai lati. Un campionato provinciale e i suoi protagonisti per raccontare come si cresce e suggerire, forse, quali sono le esperienze che si sedimentano a formare un carattere e una visione della vita.

La trama scorre secondo le tappe del campionato esordienti, segue la squadra, il Casola, spostarsi sui vari campi della provincia di Ravenna compressa in un furgoncino, la Regina dello Sterrato, carico di attesa e di allegria. Duole rilevare che con l’avanzare della lettura s’insinua un nemico, e non è la squadra avversaria, ma se lo fosse, avrebbe una maglia a tinta unita di colore spento. A pagina 110 il Casola batte il Modigliana 10 a 0: mancano un centinaio di pagine alla fine e si comincia a temere che non accadrà nulla. O meglio, il Casola continuerà il suo campionato a colpi di aneddoti coi suoi ormai metabolizzati protagonisti, tra colpi di fortuna e astuzie tattiche: non sappiamo ancora se vincerà, e forse non lo sapremo mai, perché manca a questo libro quel quid che spinge il lettore ad arrivare all’ultima pagina. E purtroppo non bastano le splendide intuizioni poetiche sparse qua e là lungo la narrazione: difficile stabilire se sia una questione di stile o di come è trattata la materia del racconto, ma la monotonia cala a poco a poco sui campetti della Bassa come una nebbiolina grigia che ti fa perdere l’orientamento. Dolce è la memoria, ma ricordare ha le sue regole, soprattutto in ambito letterario. Duecento e otto pagine per arrivare a dire «non vedo l’ora di diventare vecchio» forse sono un po’ troppe. E dispiace dirlo perché crediamo che la malinconia dell’autore sia genuina.

L’autore
Nato a Casola Valsenio, un piccolo paese dell’Appennino romagnolo dove continua a fare il pizzaiolo, Cristiano Cavina a soli 32 ha già scritto tre romanzi, tutti pubblicati da Marcos y Marcos. Alla grande, uscito nel 2003, è il suo primo romanzo: dopo aver venduto 10.000 copie, ha vinto proprio in questi giorni il premio Tondelli. Poi sono stati pubblicati Nel paese di Tolintesàc (2005), e il suo terzo romanzo, Un’ultima stagione da esordienti (2006).

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