hideout

cultura dell'immagine e della parola

Elogio della vecchiaia, semplicemente

Elogio della vecchiaia, semplicemente

Il cinema si avvicina agli over settanta sempre con un fare un po’ intimidito, quasi circospetto. La vecchiaia, così tanto presente in numerose pellicole, assai di rado si fa protagonista assoluta. L’anziano è spesso e volentieri un co-protagonista che, grazie proprio alla sua età e alla sua esperienza, deve far riflettere e, se possibile, redimere il giovane; è il personaggio da accudire o da piangere; è il motore di spinta che riesce a far reagire e far partire un qualche ingranaggio di cambiamento. Non molti sono i casi di opere cinematografiche che incentrino il loro punto focale sulla terza età. E quando avviene, accade per parlare d’altro: la vecchiaia come pretesto narrativo non come momento di riflessione. Ci sono poche eccezioni, come il Manuel de Oliveira di Ritorno a casa (Vou para casa, 2001), un vero e proprio elogio della vecchiaia.

E come questo film di Marcos Carnevale, in cui i protagonisti sono due amabili vecchietti, che vengono ritratti in quanto tali. Ce ne vengono raccontati i sogni, le speranze e le gioie. Sicuramente la regia non è di particolare originalità e segue un certo didascalismo nei movimenti di macchina, di certo anche musiche e fotografia non brillano di luce propria. Ma probabilmente è proprio qui il punto. In tutto e per tutto Intramontabile effervescenza è un film semplice. Che in sé non possiede grandi sbalzi o sconvolgimenti, ma che della sua linearità, che non diventa mai ovvietà, della sua misura e dell’essenzialità riesce a fare davvero dei momenti di valore aggiunto. Avvalendosi di un cast altrettanto equilibrato, spontaneo e naturale, il film appare come una docile commedia, una fotografia candida di un periodo della vita. Sono proprio la purezza e quasi il pudore a renderci così simpatici i due personaggi, dipinti anche fino all’eccesso come due eterni adolescenti nel momento dell’innamoramento; ma l’atmosfera filmica riesce così bene a trasportarci in un universo onirico, che è comunque gradevole crederci.

L’omaggio al sommo Fellini si sente e si vede: nell’elogio della leggiadria, nell’apologia appunto della semplicità. E se davvero ogni tanto tutto sembra eccessivamente surreale, e forse anche banale e monocorde, se i due personaggi possono apparire come macchiette, il tutto è talmente palesato da riuscire a non disturbare.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»