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cultura dell'immagine e della parola

Da pubblicità occulta a Product Placement

La ricerca DemoskopeaDal 2004 le regole sono cambiate. Una pratica comune al cinema americano è diventata consueta anche in Italia. La Pubblicità occulta è stata, in ultimo, legittimata. Così diventa usuale andare al cinema e vedere gli attori collocati in un mondo che diventa sempre più reale. Il protagonista beve il Chinò Sanpellegrino, filma una scena con il telefonino Vodafone e si fa un bel piatto di spaghetti Garofalo.
Qui la pubblicità non è segnalata direttamente, anche se risulta molto ben identificabile; anzi, la marca sembra ammiccare allo spettatore, che si entusiasma, pensando di essere stato l’unico ad accorgersi dell’espediente.
Il tentativo è, dunque, quello di calare il prodotto in una situazione reale, sottolineando il suo uso abituale e quotidiano. Il problema è che spesso questo esperimento risulta a dir poco forzato. Will Smith in <i>Io, Robot</i>” />Ben si identificano, infatti, battute e scene costruite ad arte per mostrare i vari prodotti.</p>
<p>L’esito, per il momento, pare essere positivo. Da una ricerca Demoskopea è emerso che più del 50% degli spettatori ha notato l’inserimento di pubblicità nelle pellicole cinematografiche, e che quasi tutti ricordavano almeno il nome di due brand reclamizzati.<br />
L’effetto novità incide sicuramente in questo processo e si può paragonare ai primi tempi di Carosello, quando bastava una sola esposizione per imprimere la marca nella mente dei consumatori.<br />
Oggi, l’aver autorizzato la contaminazione pubblicitaria di un ulteriore ambito mediatico ha permesso cambiamenti strategici importanti. Tale modalità è <img class= A cura di Alice Dutto
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