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Una golosa trasformazione

Una golosa trasformazione

Ricordate le ciambelle dai colori di glassatura improbabili che divora Homer Simpson appena arrivato al lavoro? Anche Richard non è da meno. Beh, non che sia poi così goloso e grasso. Tutt’altro. E’ anzi il tipico altoborghese californiano che trascorre il suo tempo a sgranocchiare cibi biologici equilibrati da un punto di vista nutrizionale, e a correre sul tapis roulant in centri di benessere molto zen.
In realtà, Richard Novak le ciambelle comincia a mangiarle per sfizio, non per pura gola o fame, ma come fuga da una realtà routinante e programmata nel suo essere ipersalutista e molto cholesterol controlled. Sembra infatti che Richard sia sempre stato un ricco qualunque: è divorziato, è pigro, è depresso, è ipocondriaco. Vive sensi di colpa nei confronti del figlio che reclama le sue attenzioni.

È una specie di magro Lebowsky che dall’oggi al domani si trova invischiato in un vortice di situazioni paradossali. L’esperienza che vive nel negozio del venditore di ciambelle è unica e segna il suo destino, perché nel momento in cui decide di fare una scorpacciata di grassi e zuccheri addentando una magnifica e soffice ciambella ripiena di marmellata, dà inizio, come per incanto, ad un’altra vita. Diventa grande amico di un vicino di casa Vip che si inietta vitamine in vena con una flebo. La casa sprofonda nella collina e intrappola un cavallo di passaggio. Si fa confidente di una casalinga depressa incontrata al supermercato in lacrime, e salva una donna rinchiusa nel bagagliaio di una macchina.
Il romanzo corre veloce dietro ai suoi personaggi e dietro a uno schizofrenico protagonista che sembra davvero vicino a noi quando vive passioni d’amore, quando prova rimorsi nei confronti di un figlio trascurato e di una ex-moglie che aveva tanto amato; anche se talvolta si muove troppo sul filo della fiction e ci spiazza con situazioni multiple che rendono il nostro eroe un po’ troppo macchietta comica. Ma in fondo la Homes è pienamente giustificata, perché non vuole far altro che alleggerire ed esorcizzare un’atmosfera un po’ pesante intorno all’immagine di un uomo altrimenti fallito. Anche nel suo primo romanzo, Jack, la Homes affrontava gli scontri di un uomo con l’ex-moglie e il figlio quattordicenne che non voleva accettare l’idea di avere un padre a dire suo “frocio”. Ora la scrittrice tratta nuovamente l’argomento, capovolgendo la situazione, il figlio di Richard, Ben, fa outing e il padre, scioccato, non riesce a capire dove possano aver sbagliato lui e il suo Dna.

Dunque, le feste intorno al falò e il lusso delle case vip non sono che una copertura sul dramma della quotidianità del divorzio, del rapporto con i figli e la loro identità sessuale, tematica tanto cara all’autrice anche in altre opere. Perché secondo la Homes «lo scopo della letteratura è spingere le persone a guardare se stesse, a vedere con più chiarezza il mondo in cui viviamo, a guardarsi intorno, a rimettere in discussione il proprio modo di vivere… Io non arrivo a nessuna conclusione né offro risposte, facili o difficili che siano, ma mi impegno a porre domande e a stimolare la discussione» (intervista rilasciata a Minimum Fax nel 2001).
Magari questo libro non salverà la vita, però forse contribuirà a farci riflettere, con un sorriso e un po’ di zucchero sulle labbra.

L’autore
Amy Michael Homes è nata a Washington D.C. nel 1961. Vive attualmente a New York, dove insegna alla Columbia University. È una delle figure più innovative e provocatorie della nuova narrativa americana. In Italia sono stati pubblicati da Minimum Fax La sicurezza degli oggetti (2001), Cose che bisognerebbe sapere (2003), Jack (2004), La fine di Alice (2005). Pubblicati da Feltrinelli, Los Angeles (2004) e Questo libro ti salverà la vita (2006). Nel 1999 il New Yorker l’ha inserita fra i suoi primi venti “scrittori per il nuovo secolo”.

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