hideout

cultura dell'immagine e della parola

Rancore e Sol Levante

Rancore e Sol Levante

Una casa data alle fiamme, una maledizione giapponese che non si placa, una sorella da salvare, un giornalista a caccia di verità, una goffa ragazzina che farebbe di tutto per essere accolta dal gruppetto più cool di un college e una famiglia americana con la nuova fidanzata di papà come ospite.
Quale la connessione tra questi personaggi? Kaiako “dal chimono bianco” non demorde, tornando, con volto cianotico e chiome arruffate, a importunare, da Tokio a Chicago, chiunque entri in contatto con lei. Il male non ha più confini, il tempo nemmeno. Il rancore contagioso rapisce a suon di sfilacciati capelli neri e gracchianti gorgoglii. Galeotti telefonini (topos classico dell’ horror giapponese) si rendono tramite di terrore, così fotografie fresche di camera oscura e lampade dalla presa di corrente infingarda.
Questi gli ingredienti di The grudge 2 che, distanziandosi dall’originale Ju-On 2, consente al signor Shimizu di raccontarci una nuova storia ricca di personaggi e rivelazioni.

Ambientazioni cupe: dall’ospedale psichiatrico dove viene rinchiusa Sarah Michelle Gellar, alla casa maledetta incenerita e cigolante dove si avventurano le tre sciocche collegiali in caccia di guai e nonnismo, fino a un decadente condominio americano dove famiglie ignare, chiuse nei lori appartamenti, consumano, guidate da un’oscura aura malvagia, violenze e autodistruzione.
Sarah Michelle, dopo una fulminea apparizione ci lascia, suicida, vittima anch’essa del malefico fantasma. Un colpo di scena che delude le speranze di chi avrebbe desiderato rivederla, come balda e carismatica combattente, nuovamente protagonista. Al suo posto Amber Tamblin, sorella a caccia di risposte, che, con occhio eccessivamente piangente e lagnoso ci trascina alla ricerca dei misteri sulla vita di Kayako restandone essa stessa implicata.
Immagini davvero inquietanti, specialmente se colti alla sprovvista, popolano la prima mezz’ora di film. La fine delle vittime risulta però poco chiara: alcuni muoiono, altri scompaiono per poi ricomparire come fantasmi, altri ancora si danno alla violenza… Perché? Probabilmente il signor Shimizu non ha avuto tempo di pensare anche a questo!

Trama e logica, come già nel primo episodio, franano inesorabilmente dando vita a un impasticciato horror che tuttavia intrattiene, pur con notevoli cali di ritmo, fino alla fine. La mancanza della Gellar (suicida dopo pochi minuti di film) pesa più di un mattone e Jennifer Beals (l’unica che in quanto a carattere potrebbe dire la sua) compare troppo poco per soddisfare appieno. Una sequenza iniziale da ricordare e un bellissimo finale ritmato che ricompone, con elegante e inaspettata maestria, i pezzi del puzzle capovolgono le sorti del film. Takashi Shimizu, almeno in questo, ha dato il meglio!

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»