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Intervista a Deepa Mehta

Abbiamo incontrato Deepa Mehta, la regista indiana di Water, ottavo lungometraggio di una carriera ricca di premi (tra cui una Camera d’oro a Cannes per Sam & me) incentrata sui racconti di una parte dell’India spesso troppo poco conosciuta.

È ancora presente in India il fenomeno delle vedove-bambine? E in che dimensioni?

Dati recenti ci dicono che finalmente questa piaga negativa è stata del tutto superata e a partire dagli ultimi quarant’anni non si sono più verificati casi in cui piccole bambini siano rimaste (come nel caso della protagonista) vedove già all’età di sette – otto anni. Esistono ancora 34 milione di vedove in India che vivono in condizioni incivili, ma tra queste nessuna bambina.

Quale risposta ha avuto il suo film in India?

Questo film ha indubbiamente sollevato una grande attenzione verso il problema e ha smosso le acque. Ma l’India è un paese molto difficile e dove ancora oggi le parole di Gandhi non sono state comprese del tutto. La stessa difficoltà di poterlo realizzare è dipesa da questo motivo. Ma per fortuna Water non è stato ignorato e già a Kerala, alla sua prima visione, ha avuto ottimi giudizi.

E’ contenta del fatto che Water rappresenti ai prossimi Oscar il Canada e non l’India?

Deepa Mehta sul set di <i>Water</i>” />Mi aspettavo questa domanda (Ride). Diciamo che viviamo ormai in un mondo senza confini geografici e che non ha più barriere. Trovo che sia una cosa normale e che non rappresenti un’offesa né per me né per l’India. Anzi, è un’ottima occasione per mostrarci e per concorrere con un’opera diversa dalla solita idea di cinema indiano affiliato a Bollywood.</p>
<p><strong>Notizie sul suo prossimo lavoro?</strong></p>
<p>Il mio prossimo lavoro si chiamerà Exclusion e racconterà di un fatto storico realmente accaduto nel 1914. E’ la storia di una burrasca diplomatica che è avvenuta in quell’anno tra India e Canada, allorquando il governo canadese per respingere l’arrivo di alcuni indiani scappati dalla propria terra per motivi politici modificò le leggi dello stato. I profughi venuti dall’Asia resteranno così intrappolati in nave.</p>
				<p class= A cura di Giuseppe Carrieri
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