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La luce della memoria

La luce della memoria

Mario DomenichelliIn quanti ci siamo dimenticati della Somalia? Quanti quelli che conoscono le condizioni politiche e umane in cui il popolo somalo vive attualmente? L’oblio e la noncuranza riguardo questa terra è un abisso che molti di noi incontrano al loro cammino. Fu la terra ove l’umanità prese forma di ominide; fu una colonia italiana durante l’epoca fascista e protettorato negli anni dello sviluppo economico. Poi però la memoria non ha più appigli a cui aggrapparsi e la scalata di cui tanto ci si sente fieri si ferma, anzi, viene orribilmente trascinata nel baratro. Lugemalé (non c’è luce) direbbero i somali nella loro lingua sinuosa guardando la nostra memoria; lugemalé ha detto Mario Domenichelli con questo romanzo di testimonianza e denuncia.

Professore di Letteratura Inglese e Letterature Comparate presso l’Università di Firenze, Domenichelli approda per la prima volta nel suo percorso intellettuale a un genere letterario che esula dalle tante pubblicazioni saggistiche e poetiche avute. Un testo che brilla di quella reminiscenza di una storia passata che i media hanno dimenticato. Ha vissuto gli anni del coordinamento universitario in Somalia partecipando e insegnando in una terra che ancora non era nel pieno delle sue attività di guerra, nel momento in cui le prime avvisaglie di guerriglia inumana farcivano d’amaro i tramonti d’oro. Era la fine degli anni Ottanta, la fine del comunismo, la caduta del muro che separava l’utopia e il consumismo: una cornice densa d’immagini e riflessioni, un gruppo di professori alle prese con una realtà affamata di denaro, di speranze culturali, morte. Un romanzo nel romanzo quello proposto dall’autore: una storia raccontata in modo veritiero attraverso la lettura di un manoscritto e la verità ricostruita del lettore che con avidità e malinconia avalla le parole scritte. Molti protagonisti, ognuno descritto nelle loro estreme caratteristiche accademiche e umane, si incastonano nella eco di quel vento caldo che a sera rendeva più soave la calura, ma una sola regina sovrasta le pagine di questo romanzo: la Somalia. Infarcito di citazioni letterarie e d’immagini naturalistiche simboliche, questo testo ha la forte carica evocativa del documento della memoria, della denuncia di una cooperazione che ha avuto il merito dell’abbandono e della rapina.

Una nazione. quella somala, derubata della propria economia, deprivata della pace ma, soprattutto, raggirata ed usata come fonte di guadagno. La cultura, l’insegnamento, era l’utopia rimasta ai pochi per sconfiggere l’imminente guerra fratricida. Ma possono i libri fermare le bombe? Può una coscienza ancora priva di basi culturali capire l’importanza della pace? La nostra società sembra suggerire l’oblio quando alle domande si hanno solo risposte scomode da riferire, se al numero dei morti bisogna aggiungere cinque zeri in un decennio di scontri con le nostre armi. Alla vergogna del passato è doveroso rispondere con responsabilità, accendere una luce sul buio della dimenticanza.

L’autore
Mario Domenichelli insegna Letteratura Inglese e Letterature Comparate all’Università di Firenze. Ha scritto sul Rinascimento inglese, su Modernismo e Premodernismo, su questioni di teoria e sulla storia culturale, come nel suo ultimo lavoro di ampio respiro: Cavaliere e gentiluomo. Saggio sulla cultura aristocratica in Europa: 1513-1915 (2002). Ha tradotto e curato Le memorie di Martino Scriblero di Pope, Swift, Arbuthnot, Gay (1981; ora nel Meridiano dedicato a Swift), Un cavaliere (1994) e Il primo e l’ultimo (1995) di Galsworthy, Un racconto tra due città di Dickens (2000), Il duello di Conrad (2004). Ha pubblicato, sotto l’eteronimo di Anthony Lostman, un libro di poesia: Il Cantare della Decima Classe (1991). Lugemalé è il suo primo romanzo.

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