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cultura dell'immagine e della parola

Tutti vs. Fiat

Cliente: Fiat
Prodotto: Grande Punto
Agenzia pubblicitaria: Saffirio, Tortelli, Vigoriti
Regia: Luca Maroni per (h)films
Direttore creativo: Aurelio Tortelli
Creativi: Michela Grasso e Daniele Ricci
Anno: 2006

Come d’incanto appare il fiero muso blu della Grande Punto nel chiaro riflesso del mattino. La magia pervade l’atmosfera ed il Sole si imprigiona all’interno della vettura. La macchina conduce la Stella dall’Italia attraverso tutta l’Europa. La luce italiana illumina e rischiara tutto, lasciando il suo calore sulla Tour Eiffel di Parigi, nello stadio olimpico di Berlino e perfino nella grigia e piovosa Londra.
Il nuovo spot della Fiat ha una storia curiosa e interessante. Tutto sembrava procedere impeccabilmente secondo i piani di produzione, quando, poco tempo prima della messa in onda del video, la colonna sonora più amata dalla casa torinese – ovvero Vasco Rossi – ha rifiutato di associare la sua canzone Ti prendo e ti porto via alla nuova réclame. Il cantante sostiene di non avere nulla contro la pubblicità. Egli sostiene che questa decisione, puramente “personale”, è stata presa esclusivamente per preservare le proprie creazioni da un’esposizione esagerata dovuta al mezzo televisivo.
Si era già parlato dell’importanza di associare agli spot le giuste canzoni e di quanto questo elemento, spesso, sia sottovalutato. Il giusto sound, infatti, è parte imprescindibile dell’opera e può caratterizzarne fortemente il risultato sul pubblico. Tuttavia, non si era mai messo in luce il danno d’usura che tali canzoni subiscono a causa del troppo frequente passaggio in tv.

Certo, lo spot pubblicitario rappresenta un ottimo trampolino di lancio per l’industria discografica. Un brano scelto per una réclame, nel giro di una settimana, già riecheggia in tutte le case e, soprattutto, nelle nostre teste. Il problema, per gli autori, sorge quando cominciamo ad identificarle come una peculiarità della marca, senza più considerarle come vere e proprie opere d’arte a sé stanti. D’altra parte, colpisce il fatto che a lamentarsi di questo sia proprio un artista del calibro di Vasco Rossi, che già di per sé si concede con piacere all’usura ipermediatica. L’incongruenza sembra evidente. O forse no.
Potrebbe darsi, infatti, che questa vicenda non rispecchi altro che l’abile attuazione di una strategia di mercato. Vasco potrebbe aver pensato di usare il già bistrattato mondo della pubblicità per ammiccare al suo pubblico, ribadendo ai suoi fans la propria integrità e il proprio amore verso quelle canzoni che rappresentano il più stretto legame che li tiene uniti. Un atto d’amore verso il suo pubblico o solo un ingegnoso tentativo per promuovere il nuovo disco?
Tuttavia, la soluzione alternativa della Fiat non sembra rimpiangere le note del famoso cantante. La canzone sostituita a quella di Vasco, infatti, parrebbe Seven Nation Army dei White Stripes, l’inno non ufficiale dei mondiali. Il risultato è incisivo e forte, considerando il dolce sorriso che ci sorprende ogni volta che ascoltiamo quelle note. L’associazione non sarebbe potuta essere migliore. Peccato, però, che la musica non sia originale.
Molte piccole aziende lo fanno, per non pagare gli onerosi diritti d’autore, esse assoldano qualche musicista dalle poche pretese e cambiano qualche nota qua e là. La canzone sembra la stessa, ma, in realtà, è stata semplicemente plagiata. Sembra impossibile che una grande azienda come la Fiat, per risparmiare qualche euro, abbia agito in questo modo. Che sia ancora in mancanza di liquidi?

In conclusione, non sempre gli imprevisti portano a risultati peggiori, essi, in genere, fanno sempre parlare di sé (cosa che alle aziende interessa moltissimo), sempre che non si rovini tutto. Il danno d’immagine che la casa automobilistica dovrà fronteggiare valeva, forse, gli sforzi economici della legalità. A questo punto, lo slogan dello spot calza a pennello: “C’è un po’ più d’Italia nel mondo”, peccato che sia nelle aule di tribunale.

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