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cultura dell'immagine e della parola

Formiche si nasce… o si diventa!

Formiche si nasce… o si diventa!

«Dalle differenze prendiamo la nostra forza» insegna Zoc, formica-stregone, mentre fa osservare a Lucas-Briciola quanta distanza ci sia fra lo stile di vita degli esseri umani e quello delle formiche. Mentre infatti nelle città regna l’individualismo più sfrenato, nella colonia di formiche vige la regola della collaborazione, che più che norma impartita dall’esterno si rivela nobile principio etico da seguire. «Sì, noi siamo piccoli, ma insieme siamo grandi» afferma con sicurezza Lucas una volta terminata la sua avventura nel mondo animale. Dice queste parole in risposta alla provocazione del suo nemico di sempre, il ragazzino prepotente che lo prende in giro; dimostra così di aver fatto tesoro della lezione insegnatagli da Zoc e da Ova durante la sua permanenza nel formicaio.

Ant bully è un cartoon che vola leggero su ali da insetto, ma tocca corde profondissime dell’esperienza di vita di ciascuno di noi e della società contemporanea. In chiave divertente lancia un messaggio preciso di elevato potenziale educativo: la valorizzazione delle differenze e la collaborazione sono ideali da salvaguardare e perseguire, anche, o forse soprattutto, nel mondo reale dei nostri giorni. Lucas può apprezzare questi valori appieno solo nel momento in cui li sperimenta sulla sua pelle, riuscendo a “diventare formica” (e addirittura ad arrampicarsi su pareti verticali!), perché prima di tutto scopre di sentirsi formica nel cuore, la dove “essere formica” significa avere il coraggio di rischiare la propria vita per salvare quella di un compagno o di una compagna (Ova). Il film non trasmette solo la semplice lezione de «l’unione fa la forza», ma vuole sottolineare come ciascuno debba conoscere le sue peculiarità per sfruttarle al meglio.
Insomma, sembra che a questo mondo non ci sia una scala gerarchica fra gli esseri viventi, ma che essere ranocchia o formica o uomo sia cosa parimenti importante per il ciclo vitale. E le leggi della natura sono rappresentate in maniera del tutto realistica nel cartoon: come i suoi personaggi spiegano, è necessario che qualche insetto muoia, perché la ranocchia possa sopravvivere. Ma il messaggio è sempre veicolato da una buona dose di humour e allegria, che stempera le tinte più accese e che non suggerisce in fondo altro che una serena accettazione delle regole del gioco dell’esistenza (basta pensare al verme pronto a combattere e a morire se necessario, che placidamente dice: «Pazienza, tanto vivo solo due settimane!»).
Un pregio che si può riconoscere ad Ant bully è inoltre quello di essere a tutti gli effetti un cartoon destinato ai più piccoli, mentre l’umorismo di cartoon stile Shrek si rivolge indubbiamente a un pubblico più adulto. Il ritmo è alto e le battute – sempre di un certo livello – si scambiano rapide, riuscendo ad essere sempre azzeccate sia nei contenuti che nelle situazioni. Il merito di tutto ciò naturalmente va anche ascritto ai simpatici personaggi che animano le vicende, contraddistinti ciascuno da una precisa caratteristica: Zoc, diffidente verso gli umani; Ova, incuriosita dagli umani; la formica operaia, con l’istinto del capo; la formica esploratore, un vero miles gloriosus… e così via.

La grafica cattura per la bellezza dei colori, delle luci e anche dei notturni. Se si potesse parlare di un «patto con lo spettatore», allo stesso modo di cui si parla di «patto col lettore» in ambito letterario, si dovrebbe dire che se scegliamo di credere al mondo raccontato e di entrarne a far parte, grazie a quella macchina dei sogni che è il cinema, Ant bully ci permette di farlo, spalancando le porte di un “formicaio magico”. Un microcosmo complesso e ordinato, governato dalla formica «regina»; un formicaio con disegni che a mo’ di geroglifici raccontano della cronistoria delle formiche, della «formica madre» da cui tutte le altre hanno preso vita e del «maligno», il «fabbricanuvole», il distruttore insomma.
Ant bully, in soli ottantanove minuti di proiezione, stringendo e allargando l’obiettivo fra macrocosmo e microcosmo, mostra uno spaccato di vita di un ragazzino come Lucas (e come tanti), che deve riuscire a farsi strada nel tortuoso cammino della propria vita e a costruire la sua personalità, con tutte le difficoltà che questo comporta nel rapporto fra pari così come in quello con i genitori; il cartoon sceglie di non lasciarlo solo né completamente privo di saldi punti di riferimento. Infatti tutto cambia, in base a come lo si mette a fuoco. Però «il cielo stellato», come dice Lucas-formica, «resta sempre lo stesso».

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