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cultura dell'immagine e della parola

Nascondiglio al Lido
Diario, 6 settembre

Dentro alle teste degli spettatori del film di Lynch i neuroni scoprono nuove traettorie.Oggi doveva essere il giorno di Lynch, e il giorno di Lynch è stato. Ormai sono passate un paio d’ore dalla proiezione del film INLAND EMPIRE (da scrivere sempre in lettere rigorosamente maiuscole: per una volta che c’è un vero grande autore alla Mostra che lo si metta bene in evidenza avrà detto Muller), ma ancora i miei neuroni devono ritrovare la giusta strada per riunirsi. Centosettantaquattrominuti di sequenze immaginifiche, slegate, incoerenti, splendide. Qualcuno ci ha capito qualcosa? Tutti alla fine chiedevano il parere al vicino, in una sorta di catena che ha portato sopra al Palalido una serie di nuvolette piene di punti di domanda, come in un fumetto.
D’altra parte ci sono film di cui si può immaginare la reazione del pubblico. Immaginavo infatti che all’uscita del film dell’intellettualoide russo Ivan Vyrypaev, i commenti sarebbero stati: “Wow, che bella fotografia!”. Così è stato, dato che di trama non c’era l’ombra, e la regia sembrava spesso presa da una puntata di Linea Verde, per fortuna senza Gianfranco Vissani. Ma tant’è, Vyrypaev è un artista. Per fortuna che ci ha pensato Johnny To, a suon di pallottole a dare una sveglia a una Mostra che a volte si dimentica che il cinema dovrebbe anche avere un pubblico.

D’altronde la tanto annunciata pellicola a sorpresa che avrebbe dovuto stupire il pubblico è in realtà Still Life di Ja Zhang-Ke, regista indipendente cinese già presente nella sezione Orizzonti. Che un big abbia rinunciato all’ultimo e se la siano cavata con una pellicola di riserva? La domanda sorge spontanea.

Dopo tanti film, stasera pausa: c’è la Nazionale. Auspicio: noi vinciamo a Parigi e poi Resnais vince a Venezia. Tutti contenti, giusto?

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