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Cercasi Superman disperatamente

Cercasi Superman disperatamente

E’ proprio così, a volte ritornano. Questa volta è tornato Superman, il meno umano tra i supereroi, direttamente da Krypton dopo cinque anni di assenza. E’ tornato Bryan Singer, dopo i primi due capitoli della saga X-Men, sempre sul confine tra l’umano e il non umano. Fa la sua ricomparsa anche il cattivo Lex Luthor, uscito furbescamente dalla prigione in cui era rinchiuso con una manovra “moggesca”, per poi raggirare subito una vecchietta (miliardaria). Qualcuno invece non se n’era mai andato, come l’anima femminile della serie, la giornalista Lois Lane, ormai moglie, madre e vincitrice del Pulitzer con un pezzo intitolato “Perché il mondo non ha bisogno di Superman”.

Ma la domanda, fin dai titoli di testa, è: “E il Cinema, ha bisogno di Superman?”. Naturale porsi la questione fin dall’inizio: tra chi è rimasto e chi se n’è andato, c’è anche qualcuno che avrebbe voluto andarsene, ma non c’è ancora riuscito del tutto. Ecco infatti che Marlon Brando si ritrova nei panni di Jor-El, padre alieno del nostro Kal-El / Superman / Clark Kent. Ma è solo l’inizio di una lunga teoria di vuoti cinematografici, svolazzanti attraverso il film più del rosso mantello con la “S” tanto caro a molti.
A ben vedere, la ripresa di immagini di repertorio dal Superman del 1978 di Richard Donner sembra voler essere esplicito rimando a un mondo (fumettistico?) ormai perduto e difficile da ritrovare, la copia di un mito, un clone di Elvis insomma: vestito e truccato ad arte, ma con una vena di irrimediabile tristezza – forse nostalgia – che sullo schermo si traduce in un pasticcio cinematografico. Continuità col passato: a questo scopo la stessa musica del film originario, gli anacronistici titoli di testa, alcuni stilemi comportamentali dei personaggi… Non basta. Singer utilizza e mescola poco sapientemente vari registri, spaziando dall’action movie alla commedia, dal fumetto al polpettone romantico, non evitando allo spettatore una buona dose di noia, di cui è principale responsabile una sceneggiatura debole, priva di invenzioni e incapace di armonizzare gli elementi fondanti del mito con la realtà (anche cinematografica) attuale. In direzione opposta, quindi, alla continuità col passato cui il regista sembra ispirarsi.

Onestamente, per concludere, di questo nuovo e ulteriore capitolo non se ne sentiva l’esigenza, e tantomeno non ne sentivano l’esigenza nè gli adepti dell’uomo d’acciaio nè chi, come me, rimane un’inguaribile estimatore del super impacciato Clark Kent.

Curiosità
Superman returns ha avuto una lunghissima gestazione ed è passato da diverse mani: inizialmente doveva essere sceneggiato da Kevin Smith (Clerks, Dogma) e diretto da Tim Burton, poi la scrittura è passata per le mani di J.J. Abrams (Lost, Mission Impossible III) per la regia di Bret Rattner. Solo nel 2005 si è scelto il team definitivo.

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