Le città si incrociano qui al Lido. Dopo il profilo sporco e nero della Los Angeles di De Palma, ci si ritrova scaraventati a scoprire l’anima di altre città nella seconda giornata di Festival. C’è l’anima labirintica e romantica di una Venezia che protegge chi è in fuga, nel film di Santiago Amigorena, Quelques jours en septembre, film della sezione fuori concorso con Juliette Binoche e John Turturro; si incontra nuovamente Los Angeles, ancora una volta Hollywood, grazie al film di Allen Coulter, Hollywoodland, con l’investigotare privato Adrien Brody (istrionico/ironico) sulle tracce dell’assassino del Superman degli anni cinquanta; ci si commuove davanti alla New Orleans ritratta da Spike Lee nell’immenso documentario When the Leeves Broke. A requiem in Four Acts. Un’opera che indaga, accusa, approfondisce e che per tutti i 255 minuti non smette mai di indignarsi per i fatti accaduti nell’agosto del 2005 in seguito all’uragano Cathrina. C’è la New York di Oliver Stone, quella del crollo del World Trade Center, attesa da cinque anni, soprattutto dopo l’assaggio di Cannes, disorientata, spaventata e colpita al cuore. Pathos, suspance, grandi effetti speciali, patria e famiglia, c’è tutto Oliver Stone in questo film anche quando forse eccede nel sentimentalismo. E infine c’è pure N’Djamena, la capitale del Ciad, luogo di vendetta e redenzione nel film di Mahamat Saleh Haroun, Daratt, film in concorso che esplora uno dei tanti profili del continente africano.

Per il momento resta il rammarico di non essere riusciti a vedere Sang sattawat del tailandese Apichatpong Weerasethakul. Grosso mea culpa di chi scrive e, purtroppo (per non averlo visto), grosso presentimento in vista Leone d’Oro.

In concorso

Hollywoodland
Di Allen Coulter
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Daratt
Di Mahamat-Saleh Haroun
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Fuori concorso

Quelques jours en septembre
Di Santiago Amigorena
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World Trade Center
Di Oliver Stone
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A cura di Matteo Mazza
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