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Incontro con Roberta Torre

Il doppio, il tradimento, il desiderio…Roberta Torre, regista di Mare nero, parla con noi dei tanti temi del suo ultimo film.

Il doppio
Chi è Valentina?
Roberta TorreLuca investiga su un delitto. Una ragazza, Valentina, è stata uccisa. Le indagini lo portano a contatto con un mondo di doppie vite e ambiguità, in cui ragazze per bene, di giorno, si trasformano, di notte, in persone inimmaginabili. Comincia l’ossessione. Anche la sua donna, Veronica, potrebbe avere questa doppia vita? E improvvisamente, anche lei si trasforma ai suoi occhi in una sconosciuta, di cui prende a indagare la possibile doppia vita. In cui, in realtà, anche lei è un mostro. In cui lei è ciò che lui teme che sia. Ma anche quello che desidera che sia.

Il satiro danzante
Il film si apre sul ritrovamento in fondo al mare del satiro danzante. Anzi, il suo nome completo è “Satiro danzante nel momento dell’estasi”. Mi è capitato in Sicilia di averlo visto appena ripescato, messo in una grande vasca, immerso negli acidi per togliere le scorie. Il mio istinto immediato è stato quello di toccarlo, anche se ho pensato Luigi Lo Cascioche poteva essere pericoloso. E’ stata un forte attrazione, irresistibile, verso questa statua di incredibile bellezza… il fatto che avesse questi occhi d’avorio… ti perdi quando lo guardi… Una cosa rimasta sepolta nell’acqua per millenni… una specie di viaggio nel tempo.
Mi piaceva iniziare il film da un ritrovamento che arrivava dal fondo del mare. E’ il “dionisiaco” in cui si immerge il protagonista. E’ l’inizio del suo viaggio.

La sala coppie
Ho dovuto fare molti sopralluoghi. Anche in questi luoghi oscuri, degli scambisti. Vai a vedere la gente che fa l’amore e invece senti e respiri una sensazione di morte. Il tutto si svolge nel silenzio, con una lentezza irreale, che non ti aspetti. Un’atmosfera che è la perfetta negazione dell’erotismo, del desiderio. Corpi senza volto. L’assenza d’identità. È palpabile un’energia di morte e non di vita. Andrea OsvártLa trasgressione mi è sembrata in realtà molto controllata, e quindi banale. Perché programmata. Per poche ore si cambia maschera, e poi dopo si torna tutti a casa, nella normalità della famiglia perbene.
Ma questo ambiente è solo sullo sfondo, una sorta di scenario in cui Luca, il protagonista, si immerge per cercare di capire in principio un delitto, la storia di questa ragazza uccisa, per poi invece compiere una indagine molto più intima, dentro di sé.

Il tradimento
Luca ha paura (desidera?) di essere tradito. Il protagonista è ossessionato e attratto dalla possibilità del tradimento come unico modo per vivere il rapporto, per “sentire” l’altro. E così esorcizza la paura del tradimento, dell’abbandono, di perdere l’altro, immaginandolo e quasi provocandolo. Poterlo vivere almeno nell’immaginario, lo preserva e esorcizza il dolore di viverlo nella realtà. È [img4]la paura del vuoto, della morte, che ognuno tenta di rimuovere o vivere anzitempo per esorcizzarla.
In fondo c’è una grande incapacità, un’impotenza di possedere realmente l’altro. È un film sul controllo come incapacità di accettare la realtà dell’altro.

La paura / Il desiderio
Luca non conosce il perché delle sue azioni.
È un uomo che non riesce ad accettare la realtà vera, univoca, di una donna. E ne deve trovare, creare, mille altre. Dentro di lei, fuori di lei. Nel suo doppio. Immaginato o reale?
Il viaggio di Luca si rivela una sorta di grande allucinazione / sogno / incubo nel mare nero delle sue inquietudini. Dove paura e desiderio sono i due poli dello stesso viaggio dentro l’immaginario dell’uomo.

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