hideout

cultura dell'immagine e della parola

Il libro che creò l’universo

Il libro che creò l’universo

Origini videoludiche
Nato per pubblicizzare un videogioco per la defunta consolle SEGA DREAMCAST, Culdcept riesce a stupire. C’è sempre il rischio in questi casi che il fumetto diventi solo una vetrina per vendere il prodotto in questione, risultando scialbo o proprio inesistente. Culdcept, partendo dal gioco di card che caratterizza il videogame, prende spunto per una trama ben più articolata di semplici duelli con le carte (modello Yu-gi-oh ultimo periodo), trama che raggiunge toni epici con il racconto della battaglia della dea Culdora contro il malvagio Balteas, l’antidio.

Una trama ben articolata
La storia narra le peripezia di Najaran, una giovane Cepter come lo era stato suo padre, che svolge il suo apprendistato vegliata dal saggio maestro Horowitz, un curioso vecchietto con gli occhi sui palmi delle mani. Dopo una prima fase che la vede impegnata in un torneo, e fa temere tutti i difetti legati ai fumetti “pubblicitari”, è con l’ingresso in scena dei Black Cepter che il raggio d’azione si allarga su scala globale e gli eventi diventano interessanti.

Una cura miniaturista
Il comparto grafico è degno di nota, soprattutto il character design delle creature evocate brilla per dettaglio e bellezza. Persino nei particolari come gli accessori o le armature si nota una cura maniacale. Vi sono delle illustrazioni di intermezzo molto evocative che ammiccano al medioevo e alle rappresentazioni sacre. L’utilizzo non esagerato dei retini e la gestione dei neri pieni rendono gradevoli le tavole, nonostante l’uso, fortunatamente ridotto, di tratteggi molto poco estetici. Certi tratti, specialmente sulle creature più umanizzate tendono un po’ ad addolcirsi, tanto da farci chiedere se l’autore sia una donna dal segno forte o un uomo più femminile. Kaneko è un uomo, come lui stesso ci fa intuire nelle postfazioni, in cui ci presenta il suo mostruoso alter ego. Le copertine colorate al PC sono molto belle, anche se la seconda rispetto alla prima segna un netto passo avanti. Infatti già nel secondo volume c’è un deciso miglioramento generale, che fa ben sperare nel proseguo.

Piccole incertezze…
Per quanto riguarda le note dolenti resta aperta la domanda su quale curioso scherzo del destino possa far sì che i frammenti di un libro divino assumano proprio la forma di carte. La cosa risulta un po’ forzata e abbastanza ridicola; per il resto le reliquie sono inserite con coerenza nel racconto. Nella prima parte del primo numero, come detto sopra, disturbano i duelli nell’arena a suon di spell e creature card, come vengono chiamate le reliquie dai Cepter stessi, se non si fosse capito a sufficienza che rimandano al gioco…. Senza contare che i poteri di alcune card non le giustificano molto nella loro veste di antichissimi oggetti sacri (tipo la carta del salto…sì, va bene, la dea Culdora avrà dato pure alle sue creature l’utile capacità di saltare, ma che razza di incantesimo è…?!). A parte questo tutto bene.
In definitiva una piacevole novità in Italia per il fantasy nippon style.

Curiosità
La saga videoludica di Culdcept continua ancora oggi!
(Nota personale del curatore: il nostro sito non si occupa di videogames, ma nonostante questo mi sento in dovere di glorificare il lavoro svolto dalla SEGA DREAMCAST, la consolle più geniale, innovativa e incompresa di tutta la storia dei videogames. Ode alla Dreamcast!!!)

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»