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cultura dell'immagine e della parola

We all speak football

Prodotto: Coca Cola
Agenzia: McCann Erickson
Regia: Rosanna Manfredi
Casa di produzione: Vinton Studios
Doppiaggio: Paolo Sesana
Colonna sonora: Canone inverso di Pachelbel
Anno: 2006

All’approssimarsi del fischio d’inizio della competizione mondiale, Coca Cola propone un’inedita immagine del calcio e di se stessa.
La notissima voce di Bruno Pizzul emoziona le nostre orecchie, mentre sullo schermo si susseguono immagini di un mondo in plastilina. Un cuoco che sta per uccidere un pollo, un boscaiolo che accetta un albero e un fantomatico Einstein che sperimenta su un topolino.
Solo due cose accomunano queste scene: il sottofondo del radiocronista e le bottiglie di Coca Cola. Quando la nazionale segna il suo importantissimo gol e il Canone in Re Maggiore di Pachelbel è al suo culmine, i nemici si abbracciano e gioiscono insieme. Le barriere sembrano infine abbattute e tutto appare diverso, al punto che anche marito ed amante rivale possono festeggiare insieme. E tutto questo solo perché: “We all speak football”, come sottolinea il divertente claim, incorniciato dalla classica forma di bottiglia.
Coca Cola e il Calcio, uniti, hanno unificato gli opposti.

L’azienda, in quanto sponsor ufficiale dei Mondiali dal ’74, ci riporta al significato ancestrale del calcio, dove rincorrere una palla vuol dire avvicinare persone che vivono un sogno.
Il target obiettivo sembra essere piuttosto ampio e il fine comunicativo è quello di associare la propria immagine ai sentimenti e ai valori positivi della manifestazione sportiva, invitando tutti a mettere in luce i propri lati migliori.
Il tentativo dell’azienda è certamente apprezzabile ma – purtroppo – fuori tempo: lo spot va in onda proprio mentre il mondo del calcio si disgrega in briciole di informazione, facendo emergere una verità da troppo tempo celata all’opinione pubblica.
I nostri sogni svaniscono, la realtà ci ha svegliati di colpo.
A quanto pare (quantomeno calcisticamente parlando), viviamo in un mondo di illusioni pilotato da qualcuno più grande di noi, a sua volta guidato da interessi poco sportivi come potere e ricchezza. Un qualcuno che ha strumentalizzato anche i nostri sogni.
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Il tentativo di Coca Cola stride dunque enormemente con la situazione attuale, e al termine dello spot rimane un gusto amaro in bocca. Come se ci rendessimo conto, in questo momento, che il mondo che ci viene mostrato non è possibile se non in una dimensione popolata da bambole di plastilina.

Curiosità
C’è un’azione, sponsorizzata dalla Nike, a favore del bel calcio su Internet. Una “tv parallela” (Joga Bonito) dove i valori dello sport sembrano essere riportati in primo piano. Lo spot di Ronaldinho bambino che si diverte giocando è un esempio della sua filosofia tradotta in immagini.

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