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Videoclip no global

Videoclip no global

Politiche spasmodiche di Raffaele Elia ****

Vitale quanto sovraccarico l’esordio alla regia dell’attore Libero Di Rienzo che in Sangue – La morte non esiste firma anche il montaggio e la sceneggiatura. Un film marcatamente politico con ambizioni di indagine sociale su realtà emarginate e meccanismi di potere in esilio dal cinema ufficiale.

Nobili intenti sommersi, però, dall’enfatica e ingenua retorica no-global popolata di cattivissimi poliziotti fascisti, rave party, droga e prediche terzomondiste. La regia, pur denotando un fantasioso senso dell’immagine con tanto di inserti stile-avanguardia, si perde tra i movimenti spasmodici di una macchina da presa che mescola variazioni di fuoco, inquadrature sporche e didascalie in nero in un esasperato stile videoclip.

Anche i momenti riusciti di ironia come l’episodio del “venditore di fumo” e dell’allevamento di zanzare sono annientati da uno messa in scena debordante che, come la grande maggioranza dei film made in Italy, resta schiava del grottesco. La costruzione dei personaggi prova a innestare una crisi di crescita personale nelle dinamiche di lotta sociale ma lo sviluppo psicologico di Stella e Yuri, fratelli con tendenze gioiosamente incestuose, resta ostaggio di emozioni esasperate e della crescente confusione narrativa. Quando “la messa è finita” neanche l’ottimo Germano riesce a evitare sorrisi e irritazione.

L’estetica di Bart di Claudio Garioni *******

Se il Bart di Santa Maradona (Marco Ponti, 2001) avesse visto questo film lo avrebbe amato. O forse odiato terribilmente. In ogni caso non avrebbe avuto mezze misure nel giudicarlo. E molti faranno così. Sangue però è un film strano, coi suoi pregi e i suoi difetti. È un film fatto di pelle, sudore, nei, sangue, punture di zanzara, canne, fughe, feste e funerali.
L’inizio epilettico ci fa già capire in quali territori ci stiamo incamminando al fianco di Stella (Emanuela Barilozzi) e Yuri (Elio Germano), due fratelli amanti border line. La voce narrante viene subito distorta e sovrapposta, le immagini sono sgranate, rapide, scosse. Lo stile e le tematiche rispecchiano quelle del perfetto film da centrosociale, se per una volta ci affidiamo alle stereotipizzazioni… Libero De Rienzo si mostra in tutta la sua forte e marcata personalità, propendendo per un’opera diretta, aggressiva, schietta, decisa e senza mezze misure, affezionata ai dettagli (da sottolineare il movimento della macchina da presa che si nasconde dietro al bicchier d’acqua quando si consuma l’incesto), appoggiandosi anche a una perfetta colonna sonora composta da gruppi della scena alternativa (Giardini di Mirò tra gli altri) e picchiando duro con la techno quando serve.

Se vi piace il genere estetico, allora provate a prendere una sorsata di Sangue di De Rienzo. A quel punto potrete valutare un film “pieno” di temi, forse troppi e proprio per questo poco approfonditi. Lo spessore contenutistico, infatti, non è molto ampio. Si passa dalle incasinate vicende familiari alla religione, dalla paura ai significati delle divise, dalla morte all’amore e al suicidio. Tutto questo in un mondo che sembra quello che ci circonda, ma che spesso vira verso il surreale. Proprio per questo la parte meno convincente è quella che porta al finale. In un’intervista De Rienzo si è preso tutte le responsabilità dei limiti di Sangue, evidenti e immancabili in un’opera prima, ma non va dimenticato che questo è un film divertente, girato con ritmo incalzante e che si rivolge a un pubblico giovane. Tutte qualità non così di frequente riscontrabili nel cinema italiano… Oltretutto Elio Germano (Romanzo criminale, ma lo ricorderete anche in Che ne sarà di noi? e nella serie tv Via Zanardi, 33) si conferma come uno dei migliori talenti emergenti nostrani.

Sangue resterà un film di nicchia e probabilmente finirà per essere uno degli “invisibili”, considerate anche le logiche di distribuzione (ieri, ad esempio, in tutta Milano e hinterland era possibile vederlo in un solo cinema e unicamente allo spettacolo pomeridiano), ma se De Rienzo saprà ripulire i suoi eccessi ed andare più in profondità potrebbe raccontarci altre storie interessanti. Nel frattempo ci piace immaginarlo sdraiato da ore sul divano che dice: «Sono stressato. Mi serve una vacanza» come amava lamentarsi Bart.

Curiosità
Il film ha partecipato al Festival di Locarno 2005 nella sezione “Cineasti del presente”. Nel film Libero Di Rienzo appare anche come attore in un cammeo nella parte di Adriano.

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