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cultura dell'immagine e della parola

Broken Social Scene – Ibi dreams

Brano: Ibi dreams of pavement (a better day).
Gruppo: Broken Social Scene
Anno: 2005
Regista: Experimental Parachute Moment

Broken Social Scene
Una cucina. Al centro un tavolo con una tovaglia rossa quadrettata. Intorno succede di tutto. Oppure, probabilmente, non accade nulla. Solo si riesce a percepire la presenza di uomini travestiti con divise militari e mitraglie alla mano che si aggirano nello spazio delimitato dallo schermo. La telecamera è paralizzata, come i nostri occhi.

“I know the eye lids are under attack”.

Il video è un attacco onirico alla percezione visiva, al farsi stesso dell’immagine all’interno della retina. Il montaggio viene esasperato, portato al limite, quasi a voler essere un inno al fotogramma. Una luce abbagliante rende ancora più difficile capire cosa sta succedendo. Essa fa da cornice accompagnando gli stacchi di montaggio. Ma una domanda pare inevitabile: qual è la fonte di quell’abbaglio? La domanda rimane sospesa nell’aria fino a quando, improvvisamente, si riescono a scorgere delle figure alle prese con strumenti musicali, quegli stessi militari che poco prima imbracciavano fucili.
Sono loro, sono i Broken Social Scene.
Sono loro che ci stanno attaccando, sono loro che probabilmente ci stanno avvisando.
In ogni caso, sicuramente vogliono farsi sentire.

“don’t get high on what you create
oh it might just steal ya”.

Un suono subliminale

Dichiarazione visiva di poetica. Dietro ai rimandi contenutistici, testuali e non, il video si può porre come chiave di lettura di quello a cui i BSS ci hanno sempre abituato: un suono subliminale. Quella piccola nota che si aggiunge alle altre, la frammentazione di piccoli suoni che a volte non si lasciano penetrare a fondo, subliminali appunto: lasciano spazio a un’idea, non a un’interpretazione. Solo l’osmosi del tutto si lascia afferrare, lasciando la possibilità di dirigere la propria percezione verso qualcos’altro.
Ma dove? Le vie di fuga vengono accostate di fronte agli occhi, proprio lì, sul lato destro dello schermo, una scala rossa. Ma probabilmente si è troppo frastornati per accorgercene, la luce è alta, il volume pure. E allora si rimane lì, a terra, sognando (a better day). Come la candida bambina (Ibi?) dal vestitino lungo che gira intorno al tavolo, con le braccia tese, sonnambula.
Come noi.

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