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Film Usa… e getta

Film Usa… e getta

Terzo e inutile episodio di una saga che ovviamente lascia uno spiraglio aperto per una possibile quarta puntata. Neppure il ritorno dietro la macchina da presa di James Wong già autore del primo, e almeno in quel caso, originale episodio, riesce a donare linfa vitale a una trama centrifugata troppo velocemente e digerita come purtroppo accade sempre più di frequente.
A questo s’aggiunga una serie di stereotipi da teen movie in salsa Usa, ormai sfruttati a dovere dai vari registi che s’avvicinano al genere: dalle “bonazze abbronzate”, al compagno simpatico che sarà barbaramente assassinato, per concludere con la protagonista tormentata ma anche terribilmente assennata.

Quel che resta quindi del soggetto che diede il via alla trilogia che ci rapì sei anni fa non è altro che un ricordo pallido e sbiadito, cancellato violentemente dal desiderio di poter speculare su un film di successo dilatandolo con nuove inutili puntate: se nel caso di Final destination (id., James Wong, 2000) la novità la faceva da padrona, in ogni episodio seguente non s’è fatto altro che maltrattare una buona idea a puro beneficio degli incassi. In questo terzo episodio la spiegazione in merito al disegno di vendetta della morte, sotto forma di trappole, risulta essere ancora più semplificata e ridotta a un semplice riferimento al volo 180, che diede il la alla prima pellicola della serie.

A farne le spese questa volta non sono più i passeggeri di un volo aereo ma un gruppo di liceali scampati alla distruzione di un vagone delle montagne russe pronto a schiantarsi da un centinaio di metri di altezza. Si cambia quindi il mezzo ma non il senso della pellicola, che definita horror può fare quanto meno sorridere ironicamente. Una sceneggiatura sfilacciata e una serie di “trappole” che sembrano create su misura dalla Acme di di Will Coyote, piuttosto che dalla “nera signora signora con la falce” sono poi il capolavoro di un film che ci dimenticheremo nel più breve tempo possibile. Concludiamo con un augurio: spereremmo che vi fosse da parte dei distributori nostrani una maggiore selezione delle pellicole da proporre nelle sale e magari che tale scelta non fosse solamente dettata dalla provenienza geografica delle suddette.

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