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cultura dell'immagine e della parola

Una generazione violenta

Una generazione violenta

Il 1995 è stato in assoluto l’annus mirabilis per il mondo della tecnologia e dell’informatica. La rivoluzione innescata da Windows ha definitivamente alterato i rapporti tra l’uomo e il computer, rendendo il secondo molto più accessibile al primo. Sull’onda di questi mutamenti, anche lo storico mondo dei videogames, rimasto per circa vent’anni pressoché immutato, è stato investito da uno tsunami di novità. Il simbolo di questa rinascita, presto divenuta dominio (in termini di vendite) anche sul sempre florido mondo del cinema, è rappresentato da un nome: Doom.
Chi in quegli anni avesse un computer ricorderà la sensazione nuova di trovarsi “dentro” il videogioco, che tra le maggiori innovazioni introduceva la giocabilità a 360 gradi, con la prospettiva visiva abbassata al livello del proprio superfucile.

Ebbene, oggi questo storico videogame è divenuto un film, per la regia di Andrzej Bartkowiak. Non è la prima volta che Doom compare nel mondo del cinema: il battesimo, infatti, era avvenuto grazie a una pellicola di Gregg Araki, intitolata The Doom generation (id., 1995), che aveva sottolineato la pervasività sociale di questo videogame nella cultura giovanile.
Pur non essendo un’operazione originale (vedi Resident evil – id., Paul W.S. Anderson, 2002 -, Super Mario Bros. – id., Annabel Jankel e Rocky Morton, 1993 – , Tomb RaiderLara Croft: Tomb Raider, Simon West, 2001), questo film si dimostra atipico proprio nel mantenere un’atmosfera seriamente ludica senza ammiccamenti allo spettatore. L’effetto che si ha guardando Doom è perciò quello di trovarsi in una versione upgraded del gioco, e non semplicemente in un film.

Con un The Rock in splendida forma, che mette a frutto la mimica facciale appresa sui ring del wrestling per offrire espressioni da perfetto commando da videogame, e con una schiera di convincenti comprimari, il cast risulta talmente adatto da sembrare renderizzato in 3D.
Le atmosfere e i mostri sono palesemente debitrici del primo Alien (id., Ridley Scott, 1979), ma sarebbe interessante scoprire quale film ambientato nello spazio non lo sia, da venticinque anni a questa parte.
Il vero brivido per i nostalgici, però, arriva a pochi minuti dalla fine, grazie a una sequenza che ha fatto letteralmente friggere le dita del sottoscritto, e che proietta di colpo all’interno del film, con lo stesso meccanismo dell’amato videogame.

Curiosità
Aspettate i titoli di coda fino alla fine, non mancherà una simpatica sorpresa…

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