hideout

cultura dell'immagine e della parola

Dall’Italia con orrore

Dall’Italia con orrore

Circa otto milioni di ebrei furono sterminati nei campi di concentramento dalla follia fascista e nazista. Mimmo Calopresti, alternando le lunghe interviste con nove sopravvisuti ebrei italiani a materiale di repertorio meticolosamente ricercato e scovato negli Archivi dell’Istituto Luce, nell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, nell’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea e in altri archivi svizzeri, tedeschi, inglesi, polacchi, americani e israeliani, ha firmato questo documentario asciutto e rigoroso, senza nessuna indulgenza o compassione.

Un gran senso del ritmo cinematografico da parte del regista dona al documentario un’alternanza, un avvicendamento, un contrappunto pressoché perfetti: la macchina da presa fissa, immobile sui volti degli anziani che raccontano si succede alle movimentate e corali scene di repertorio dei campi di concentamento.

Dall’inizio, con il delirante discorso di Mussolini a Trieste nel 1938 davanti a un’immensa folla di camicie nere, con la promulgazione delle leggi razziali, fino alla liberazione dei campi di concentramento. I racconti dei nove sopravvissuti sono lucidi e dettagliati e, anche se ancora le lacrime di tanto in tanto scendono, la consapevolezza del proprio vissuto è assoluta e totale.

Uscire con il corpo da Aschwitz non vuol dire uscirne per sempre, osserva laconico Nedo Fiano, ebreo fiorentino fatto prigioniero all’età di diciotto anni. E così la vita, se così si può azzardare a definirla, nei campi di sterminio viene raccontata con una dovizia di particolari da lasciare spesso senza fiato: dall’uccisione dei bambini e delle madri al lavoro nei crematori, dalla fame alle malattie. Con sempre l’incombere della morte a sovrastare su tutto.

Un atto di memoria irrinunciabile, da proiettare nelle scuole affinché una pagina di Storia così scellerata sia o diventi bagaglio non solo delle persone che l’hanno vissuta in prima persona, ma di tutti. In nome di una coscienza civica indispensabile.

Non c'è ancora nessun commento.

Lascia un commento!

«

»